Vi siete mai chiesti come ci si sente a vivere una vita in cui non si è liberi di scegliere? O come ci si sente a reprimere sentimenti per rispettare dei codici morali?
Laddove innamorarsi senza vincoli non è legittimo e avere un amico significa anche proteggerlo, sembra difficile per diciannove giovani ragazzi rinchiusi in un carcere minorile, avere un’idea del proprio futuro, che vedono ogni giorno sgretolarsi sempre più.
Questo è Mare Fuori.
Storie di amicizia, di amore e legami che sembravano impossibili. Storie fortemente attuali che ancora oggi sembrano essere tabù. La voglia di riscatto, di migliorarsi, di crescere e maturare.
L’importanza di una seconda possibilità, di darsi l’occasione di guardare oltre il “nido familiare” che non richiama purtroppo l’accezione di Giovanni Pascoli, in quanto la famiglia sembra essere responsabile talvolta, non sempre consapevolmente, delle sofferenze, traumi e obblighi morali insiti nei ragazzi.
Non è strano immaginare che i giovani facciano cose per dimostrare di essere all’altezza del cognome o per non deludere le aspettative dei propri genitori. No, non è strano se sei cresciuto con l’idea di dimostrare piuttosto che di essere.
Il Significato di Mare Fuori
La speranza è proprio quel mare fuori. Proprio lì dietro quelle sbarre di ferro, c’è il mare… Che i detenuti spesso osservano, forse con malinconia o forse con fiducia in un futuro migliore.
“nun t’ preoccupà guagliò, c’ sta o mar for”.
Così canta Matteo Paolillo, che nella serie interpreta il personaggio di Edoardo Conte, la sigla che da poco ha ottenuto il disco d’oro, cantata anche sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo l’11 febbraio 2023.
Un inno alla vita, per vivere fuori da ogni schema, costrizione e restrizione. Un incitamento alla libertà, di poter scegliere chi essere.
Non preoccuparti, per quanto la vita ti metta a dura prova, per tutte le volte che ti senti solo e che hai pianto senza che nessuno se ne accorgesse, c’è sempre una scelta, c’è sempre un altro modo. C’è il mare fuori che ti aspetta.
Cosa vuole raccontarci la serie
Date le tematiche piuttosto crude e forti, la serie Mare Fuori non è del tutto esule ai pregiudizi e stereotipi che nel corso degli anni sono stati attribuiti alla città di Napoli.
È difficile scollarsi da luoghi comuni tanto quanto invitare le persone a guardare la serie con un occhio introspettivo e riflessivo.
D’altronde il registra Ivan Silvestrini insieme al suo staff ha creato un prodotto a mio avviso prezioso da un punto di vista psicologico perché soffermandosi sull’aspetto individuale e personale di ogni ragazzo ha permesso una visione completa e una comprensione delle situazioni che gli attori si ritrovano a vivere.
Ci mostra dunque la possibilità di guardare le cose da più prospettive e mai da una sola. Ma soprattutto permette agli spettatori di percepire attraverso i tanti flashback dei ragazzi (ma anche degli educatori del carcere che rivestono un ruolo fondamentale per la crescita individuale dei detenuti ancora minorenni) il senso e il significato delle loro scelte, mettendo in rilievo l’importanza della solidarietà, dell’amicizia e dell’amore e di quei sentimenti che rendono colorata una vita grigia.
Sono evidenti anche le ripercussioni e le conseguenze che ogni scelta preclude. In questo modo, i produttori della serie tv Rai acquistata da Netflix, hanno dato spazio al concetto dicotomico da sempre oggetto di speculazione: il bene e il male.
Cosa succede se scelgo di vendicarmi piuttosto che di comprendere il male che campeggia da sempre nella società e cercare seppur nel mio piccolo di combatterlo?
Bella domanda.
I ragazzi del carcere, ognuno di loro, rappresentano un valore, una scelta e una conseguenza.
“Ce vo chiù curagg a arraggiunà ca cap nost che ca logic e l’appartenez”
(ci vuole più coraggio a ragionare con la propria testa piuttosto che con la logica di appartenenza)” c vo chiu curagg a esser pecr miezz e lup, ca lup sulamente”
(ci vuole più coraggio ad essere pecore in mezzo ai lupi che lupi soltanto)
I personaggi e la loro storia
Queste sono solo alcune delle citazioni di Carmine Di Salvo interpretato da Massimiliano Caiazzo, nato e cresciuto a Castellamare di Stabia in provincia di Napoli. A mio parere uno dei personaggi migliori della serie per l’interpretazione magistrale di un ragazzo che rifiuta di aderire ad un sistema che lui non ha scelto.
La crescita personale e la sua maturazione è una lezione di vita per adolescenti e adulti.
Non vale meno il personaggio di Gianni Cardiotrap, rivestito da Domenico Cuomo che a soli 19 anni ha messo in luce l’importanza della musica, l’unico mezzo con il quale riesce a descrivere le sue emozioni, i suoi sogni e desideri . Scrive del suo dolore che prova da quando era un bambino, avendo vissuto situazioni di violenza domestica. Il suo è un personaggio in grado di dare amore pur non avendolo mai ricevuto, anche a costo della sua stessa felicità.
Non posso non citare il personaggio di Gaetano (o Pirucchio) interpretato da Nicolò Galasso nato a Lanciano in provincia di Chieti. Al termine della seconda stagione e nella terza stagione di mare fuori ha dimostrato quanto è importante avere tanta forza di volontà. Cambiare è possibile solo se lo si vuole, ma la sua storia ha lasciato un vuoto incolmabile nella mente e nel cuore degli spettatori, me compresa .
Significativo è il personaggio di Filippo interpretato da Nicolas Maupas nato a Milano, il quale si presenta con le sue debolezze sin da subito. Nonostante le nasconda per imbarazzo, sono state proprio quelle debolezze che lo hanno fortificato, rendendolo un personaggio ambizioso degno di ricoprire il ruolo,senza ombra di dubbio, di uno dei migliori personaggi della serie capaci di tramutare la vulnerabilità in forza.
Naditza interpretata da Valentina Romani, nata a Roma, ci ha regalato uno sguardo crudo e reale della vita ai campi rom. Vive una vita difficile a causa della cultura di matrimoni combinati. Non posso non rilevare quanto sia una ragazza forte, capace di proteggere chi ama anche a suo discapito.
Milos, interpretato da Antonio D’Aquino, giovane attore napoletano, finisce in carcere per proteggere e salvare la vita di una persona a lui cara.
Totò, interpretato da Antonio Orefice anch’egli nato a Napoli, è un ragazzo che non ha mai imparato ad amarsi davvero. Sapere di essere adottato in una famiglia ricca e benestante, lo rende vulnerabile e debole. Così provato dalle sue fragilità e sensi di inferiorità, che il carcere diventa l’unico posto in cui può indossare la maschera del ragazzo forte.
Artem Tkachuck di origine ucraine, nelle vesti di Pino è senz’altro un personaggio che ha vissuto una trasformazione emblematica caratterizzata da una crescita e maturazione personale. Un ragazzo pronto ad affrontare l’uragano pur di difendere i suoi amici, generoso e sempre disponibile ma allo stesso tempo molto furbo. Il carcere gli ha insegnato che non puo’ fidarsi di tutti.
Lega sentimentalmente con Kubra interpretata da Kyshan Wilson la quale entra in carcere vestendosi da ragazza forte e senza sentimenti. Tuttavia la serie dà ampio spazio alla sua persona permettendoci di osservare anche il lato più intimo e nascosto della bellissima ragazza, che nonostante il suo triste passato conserva ancora un cuore buono e puro.
Gemma interpretata da Serena Codato nata a Venezia, è il personaggio che rappresenta evidentemente una delle situazioni Tristemente ancora oggi molto attuali: la violenza sulla donne.
È una ragazza fragile che ancora non ha imparato ad amarsi e spera vivamente in un cambiamento proprio nella persona che l’ha distrutta emotivamente. La prospettiva che la serie ci regala della storia di Gemma è fortemente realistica, ma è stata in grado di raccontare e portare sullo schermo quello che molte donne non riescono a confessare.
Ha dato voce a molti silenzi.
La possibilità di migliorare
Come si puo’ evincere tutti i ragazzi portano con sé un passato burrascoso, colmo di sofferenze e desideri repressi. Queste situazioni di disagio rappresentano un punto di partenza per migliorare, la cosiddetta luce infondo al tunnel. La possibilità di trovare del buono in tutto, di crescere, di trarre il meglio dalle esperienze seppure negative.
Anche questo è Mare Fuori.
Non è da tralasciare la tematica della camorra che coinvolge direttamente il personaggio di Ciro interpretato da Giacomo Giorgio, Edoardo prima citato interpretato da Matteo Paolillo e il personaggio di Rosa Ricci interpretata da Maria Esposito.
Il personaggio di Viola
Un capitolo a parte è da dedicare a mio avviso al personaggio di Viola interpretato magnificamente da Serena De Ferrari.
Viola è un personaggio con evidenti disturbi della personalità. Una manipolatrice seriale, pianificatrice in grado di ottenere quello che vuole quando vuole.
Capace di indurre la tentazione, abile nell’andare a toccare i punti deboli delle sue “compagne”.
La sua infanzia e adolescenza sono state disturbanti e violente; da piccola ha subito abusi fisici dal padre e psicologici dalla madre. Aspetti determinanti per la formazione della sua personalità del futuro.
Nella terza stagione si rivela il quadro completo della sua persona. La solitudine l’ha spinta a creare un’amica immaginaria che potesse accompagnarla nei momenti difficili e per questo viene denigrata da sua madre che la giudica come una debole.
Una ragazza con sguardo gelido, freddo, come se più niente potesse toccarla. È evidente che non sia per niente semplice analizzare Viola in poche righe.
L’attrice stessa ha dichiarato che ha impiegato quattro anni per lavorare al suo personaggio. Le influenze sono talmente tante che sembrerebbe scorretto associare un certo trauma alla formazione della personalità di Viola.
Le influenze della società
Quello che mi sembra opportuno sottolineare ancora una volta, come ho già scritto nei miei precedenti articoli (Richard Ramirez e Jeffrey Dahmer) che la nostra personalità dipende sempre da una componente multifattoriale.
Non c’è mai una sola causa che determina il temperamento di una persona.
Viola ha sviluppato una personalità sociopatica, un disturbo antisociale con la principale caratteristica della mancanza di empatia verso gli altri.
Il sociopatico è colui che non aderisce alle etiche comportamentali e sociali e ha una modalità relazionale implicitamente aggressiva che mira allo sfruttamento degli altri a proprio vantaggio.
Il dolore che Viola ha lasciato trapelare sullo schermo è qualcosa che mi ha lasciato triste, senza parole, consapevole di quanto possa essere importante il ruolo di un genitore e di un educatore.
Sarà troppo tardi forse il giorno in cui capiremo di essere TUTTI complici.
“Quando un adolescente sbaglia, siamo tutti colpevoli”
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