Dal 12 maggio in tutte le librerie e gli store online sarà disponibile l’ultima opera in ordine di tempo di Peter Vronsky, American Serial Killers (Nua edizioni). Un saggio straordinario che non si concentra solo su quella che l’autore definisce la “golden age” dei serial killers, ma ne analizza le origini storiche, culturali e psicologiche, trascinando il lettore nel lato più oscuro dell’animo umano e collettivo.
Vronsky è uno storico investigativo canadese, scrittore e regista, ha conseguito un dottorato di ricerca in storia della giustizia penale e spionaggio nelle relazioni internazionali presso l’Università di Toronto.
Con best seller come True Crime Stories Serial Killers: il metodo e la follia dei mostri, Serial Killers, genesi mostruose e Figli di Caino, si è affermato come il massimo esperto di storia riguardo gli assassini seriali.
American Serial Killers – gli anni dell’epidemia, 1950-2000 – Trama
Il libro si apre con l’arresto di Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee, l’ultimo caso di follia omicida di quella che è stata definita “l’età dell’oro dei serial killers”, un lasso di tempo che va dagli anni ’50 al 2000 con un intenso picco tra gli anni ’70 e ’90.
Una casistica sconvolgente di cui l’autore spiega le origini, andando a ritroso nel tempo.
Le pulsioni oscure, gli istinti brutali esistono da quando esiste l’uomo, la parola “serial killer” è relativamente giovane, prima c’erano solo i mostri.
In passato infatti, il loro modus operandi veniva spesso accostato alle figure del vampiro o del licantropo, a seconda se la furia assassina veniva espressa in modo organizzato o disorganizzato.
Quella dell’ultima metà del secolo scorso, però non è stata l’unica grande ondata di follia omicida. Almeno due picchi di minore intensità si sono verificati nei precedenti cinquant’anni. E se è vero che non esiste una “ricetta” che generi un serial killer è pur vero che un gran peso è dato dal tessuto sociale, politico e familiare.
Peter Vronsky analizza, attraverso le orribili gesta dei numerosissimi serial killer che hanno attraversato l’ultimo secolo, la profonda disillusione di un popolo che ha visto infrangere più volte “il sogno americano” di benessere e stabilità con la Grande Depressione, i due conflitti mondiali, la guerra del Vietnam, gli scontri razziali.
Intere generazioni di donne hanno dovuto fare i conti con i gravi traumi psicologici dei reduci di guerra, intere generazioni di ragazzini si sono visti riversare addosso le frustrazioni di famiglie ormai disfunzionali.
Quei ragazzini che potremmo definire i nonni o i padri dei “golden agers” che sarebbero sorti di lì a poco.
Recensione
Devo ammettere che non conoscevo Peter Vronsky, ma ho apprezzato questo saggio dalle prime pagine poiché si evince subito la sconfinata conoscenza dell’autore sull’argomento.
Lo stile è diretto, dalla narrazione traspare tutta la fascinazione verso quello che è il mistero della mente umana. La lettura risulta scorrevole nonostante le tantissime nozioni e i numerosi spunti di riflessione, primo fra tutti il parallelismo tra il mito dei vampiri e dei licantropi e l’efferatezza dei serial killers.
Il prof. Vronsky segue metaforicamente una cerchia di futuri assassini seriali degli anni epidemici e nel farlo traccia un contesto sociale, politico e culturale che sembra fare del suo meglio per danneggiare l’equilibrio mentale dei suoi stessi figli.
Il rapporto che gli Stati Uniti hanno avuto con la violenza è inquietante. Lo sviluppo dell’identità nazionale del secolo scorso si è forgiata attraverso i traumi collettivi post bellici. In più, i contrasti razziali e le immagini esplicite di abuso e dominio facilmente reperibili nelle riviste “true detective” rivolte a un pubblico maschile.
Gli elementi che vengono considerati come probabili ingredienti dei crimini a venire sono tanti e alcuni insospettabili. Alcuni esempi sono lo sviluppo delle grandi strade statali e delle autostrade che hanno facilitato azioni e fughe aumentando il numero di vittime dei serial killers e la loro operatività.
L’autore inoltre, nel riportare alcuni casi importanti, non tralascia di descrivere la risposta delle forze dell’ordine e delle comunità psichiatriche forensi. Inizialmente esse erano impreparate per quanto riguarda l’aspetto evolutivo delle tecniche di profilazione dei criminali, praticamente inesistenti prima degli anni ’30 del secolo scorso.
Quello che invece stiamo vivendo è un periodo in cui gli assassini seriali sono in netta diminuzione in tutto il mondo. L’aumento della tecnologia, telecamere nelle strade, satelliti, analisi del DNA, sono deterrenti alle azioni criminali? E se la quiete di questi anni fosse solo apparente e fosse in incubazione una nuova “golden age”?
Conclusioni
Altamente consigliato!
American Serial Killers è un saggio quasi enciclopedico. Un vero gioiello che gli appassionati di true crime, di psicologia e di procedure forensi non possono assolutamente farsi mancare!
L’eccezionale ricerca presentata in questo libro definisce Vronsky tra i massimi esperti impegnati nell’argomento.
Consiglio questo libro non solo agli appassionati del genere, ma a tutti coloro che vogliono dare uno sguardo nei risvolti oscuri delle nostre stesse azioni.
Tutti dovrebbero comprendere che ciò che siamo oggi è la conseguenza di ciò che abbiamo vissuto ieri.
“I serial killers sono il prodotto dei nostri tempi e questi sono tempi sanguinari”
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