Marco Travaglio, giornalista e direttore de “Il Fatto Quotidiano” ha toccato vari argomenti al suo arrivo al Giffoni Film festival. Ha parlato ai giovani di molti argomenti da autonomia differenziata, guerra, di libertà di stampa e di espressione. Ha snocciolato con la pacatezza di cui è capace insieme ai ragazzi di #Impact presenti in Sala Blu, tantissime affermazioni e anche lezioni di vita.
Per il giornalista è necessaria la libertà di chiedere, attendendo altrettante risposte libere, perché conoscere le questioni fino in fondo non rende “schiavi”.
Travaglio e la politica
Travaglio ha spiegato a chi ha posto il quesito cos’è la riforma Calderoli:
“L’autonomia differenziata la chiedono regioni del centronord e la dice lunga sul fatto che sarebbe avvantaggiato il centronord, dare maggiore autonomia alle regioni più ricche – se non si fa un riequilibrio forte di risorse nei confronti delle regioni più povere e in difficoltà come quelle del centrosud – il divario che c’è invece di ridursi aumenta.
Per fortuna dato che è un progetto di riforma costituzionale, il Parlamento non può approvare da solo. Se il Parlamento non riesce ad approvarlo con una maggioranza, l’ultima parola spetta ai cittadini con il referendum. Mi auguro che, quando saremo chiamati, riusciremo a compattarci indipendentemente da destra o sinistra per una questione di equità, votando una riforma costituzionale incostituzionale che viola il principio cardine della nostra Costituzione che è solidale per un’Italia unita e non spaccata”.
Marco Travaglio ha parlato ai ragazzi di #ImpattoGiovani esaminando svariati punti anche in merito al conflitto tra Russia e Ucraina, una guerra cominciata nel febbraio 2022 e che ha coinvolto inevitabilmente anche l’Italia, ha dichiarato:
“Ai giudizi preferisco i voti e al dibattito pubblico sul tema sento di dare zero perché c’è un 1% di mondo dell’informazione che si pone i problemi che vi ponete voi qui, il restante non se li pone perché non è libero come gran parte della nostra classe politica – ha spiegato il giornalista – L’Italia ripudia la guerra secondo la nostra Carta.
E’ un dovere però difendere la nostra Patria e i nostri alleati (che fanno parte di Nato e Ue) sono tenuti ad intervenire in nostra difesa. L’Ucraina non ne fa parte e dunque l’Italia doveva solidarizzare con gli aggrediti inviando loro strumenti umanitari e difensivi, offensivi non possiamo farlo e noi stiamo violando per la prima volta dal 1948 la Costituzione. O meglio, l’abbiamo violata tutte le volte in cui abbiamo partecipato a guerre dalla parte degli aggressori, nonostante non ci avevano mai fatto niente.
Il popolo ucraino è la vittima di tutti. Non sto giustificando un’invasione criminale da parte di un dittatore, sto cercando di spiegare da cosa è nata questa guerra, provocata anche dall’Occidente. Tutto questo non può essere detto del nostro dibattito altrimenti chi lo dice è un putiniano”.
La lezione di Travaglio ai giffoners
Una vera e propria lezione di storia ha voluto tenere a tutti i giffoners all’ascolto. I ragazzi erano incollati alle poltrone in sala. Lui ha continuato il dialogo, spaziando tra gli argomenti e le richieste dei giovani che si affacciano al mondo dell’informazione e della politica ha detto:
“Credo che sia giusto che in occasione di elezioni un giornale prenda posizione e dica cosa pensa sia meglio per il Paese, io preferisco farlo sui temi e non sugli schieramenti. Non vuol dire però difendere sempre qualcuno o qualcosa. Bisogna avere sempre uno spirito critico particolare”.
Ed è lo stesso spirito critico con cui ci si affaccia a quella scuola nata proprio da Il Fatto Quotidiano che è la scuola di cittadinanza nata con l’obiettivo di costruire strumenti per leggere il Paese e il mondo.
Sul palco, insieme al fondatore del Giffoni Film Festival, Claudio Gubitosi e a Travaglio stesso, sono saliti anche Domenico De Masi, il direttore e professore emerito di sociologia e Cinzia Monteverdi, fondatore e amministratore delegato della scuola. A loro è andato il premio dei giovani di #Impact.
I giffoners sono entrati nel cuore di Marco Travaglio che ha voluto consigliare:
“I giovani non sono come tutti quelli che sono qui però il fatto che ce ne siano così tanti fa ben sperare, non mi sentirei di sconsigliare di fare il giornalista se si ha la giusta vocazione”.
Sulla libertà di stampa e sul perché un giovane dovrebbe scegliere la carriera giornalistica, Travaglio ha detto:
“Siamo a zero quindi non possiamo che migliorare perché peggiorare è difficile. Bisogna avere passione per fare il giornalista: è una gavetta lunga e difficile ed è un mestiere abbastanza faticoso, senza orari, fatto bene implica anche rinunce. Deve nascere da una vocazione molto forte.
I giovani sono tanti e possono essere come quelli incontrati qui: informati, qualificati. Cosa può fare un giornalista per i giovani? Può parlare chiaro, provando a farsi capire.
Già le cose che raccontiamo sono terribili se poi lo facciamo con un linguaggio involuto, ricercato e criptico nessuno ascolterà”.
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