Il 24 Luglio al Giffoni53 è stato presentato in anteprima il film Noi Anni Luce, un teen drama italiano diretto da Tiziano Russo e prodotto dalla Notorious Pictures. DAL 27 Luglio al cinema. Nel cast, Rocco Fasano, Carolina Sala, Caterina Guzzanti, Fabio Troiano, Laila Al Habash.
Un film girato con il patrocinio dell’AIL, associazione italiana contro la leucemia, linfomi e mielomi.
Noi Anni Luce – Trama
Elsa, 17 anni, non ha ancora davvero iniziato a vivere la sua adolescenza quando scopre che tutto potrebbe essere già finito: ha la leucemia e le serve subito un trapianto di midollo. L’unico possibile donatore? Qualcuno di cui non conosce neppure il nome e tantomeno sa dove si trovi: suo padre.
Ad accompagnarla nel viaggio alla ricerca dell’uomo c’è Edo, un coetaneo conosciuto in ospedale, estroverso e irriverente.
Non sembra esserci nulla che accomuni Elsa ed Edo tranne il fatto di avere la stessa malattia, dalla quale lui però è ormai quasi guarito.
O almeno questo è ciò che le ha detto.
Recensione
Questa pellicola mi suona familiare per i temi trattati, ma come sempre, penso che della malattia e dei problemi adolescenziali, si debba continuare a parlare, anche rischiando di risultare ripetitivi.
Chiunque di noi può rispecchiarsi in una particolare storia e trarne speranza e incoraggiamento e questo l’obbiettivo dell’arte e delle buone storie. Posso definirlo la risposta italiana A tutta colpa delle stelle.
Il film del giovane regista, Tiziano Russo ha una caratteristica tutta italiana che si evince nei dialoghi, nella caratterizzazione dei personaggi e degli eventi narrati, e a suo modo ha una sua originalità. Nonostante tutto, la storia corre veloce e leggera. Applaudo la regia, fresca e consapevole, e la buona direzione della fotografia.
Io come i giffoners presenti in sala alla prima del 24 Luglio, sono rimasta contenta, mi sono emozionata e ho applaudito il regista e il cast.
Spiccano subito la nobiltà e la durezza dei temi trattati. Non c’è solamente al centro una storia di una lotta adolescenziale contro la malattia, ma Elsa, la protagonista, compie una ricerca personale, quella verso le sue origini. Inizia così la ricerca di un padre assente, di cui, per scelta materna, non sapeva niente.
Anche se fino a quel momento la ragazza non ha mai sentito l’esigenza di trovare chi le ha dato la vita, né tanto meno di trovare un ragazzo che la facesse sentire speciale, nel momento peggiore della sua vita, incontra e si scontra con entrambe le cose.
Nel dolore di un’esperienza che ha segnato per sempre la sua adolescenza, si imbatte in Edo che sarà fondamentale per lei, le infonderà speranza, la spronerà a reagire, ad agire.
Mantra di questa pellicola adatta a tutta la famiglia, c’è una frase che ho travato semplice, ma diretta e veritiera:
“Non esistono storie sbagliate, ma soltanto storie raccontate male”.
E questo aiuta a riflettere.
Gli interpreti
La giovane protagonista, Elsa (interpretata da Carolina Sala) è stata decisamente brava nel ruolo, la sua bellezza serafica, la dolcezza del viso e della voce, ha reso credibile il suo personaggio e piacevole la narrazione della storia.
Il co-protagonista Edo (Rocco Fasano) è stato a sua volta molto convincente e ben calato nella parte. Lo conoscevo grazie a un altra pellicola young adult, dai temi decisamente diversi (Non mi uccidere, tratto dal libro di Chiara Palazzolo).
La chimica tra i due attori è lampante, la genuinità e la freschezza dei due, ha notevolmente avvalorato questa pellicola.
Al loro fianco anche la giovane Laila Al Habash, ha aiutato a rendere più significato il tema dell’empatia e dell’amicizia, nata per caso, ma rafforzata dalla solidarietà e dalla sofferenza condivisa tra i giovani.
A dare il volto ai genitori di Elsa, Caterina Guzzanti (anche lei ospite a Giffoni) e Fabio Troiano.
Spesso ci si concentra sulla sofferenza dei ragazzi, ma non si conferisce uno spazio adeguato a quella dei genitori. In questo caso, la madre di Elsa, da voce a coloro che mettono al mondo una figlia/o e che all’improvviso temono di perderla. La sua interpretazione è diversa dai ruoli abituali dell’attrice e assicura una bella prova della Guzzanti.
Sicuramente il personaggio interpretato da Troiano non è il classico padre. Assente da sempre per una motivazione molto forte, dono mordente alla storia ed è anche l’espediente che costringe Elsa a compiere la sua ricerca. In questo caso è il suo banco di prova e anche una sorta di viaggio dell’eroe.
La relazione tra i due è il momento che conferisce un cambio tono nella sceneggiatura e aiuta a sottolineare anche la condizione dei criminali e dei latitanti, dipingendoli ancora una volta come persone normali, con le proprie fragilità, con una grande compassione e desiderio di fare la cosa giusta.
In definitiva
La pellicola mi ha resa particolarmente malinconica, ma anche romantica. Queste sono le storie che ci donano speranza, ci ringiovaniscono e che mi auguro, possano essere un incoraggiamento per i giovani, che troppo spesso si lasciano abbattere dalla vita.
Mi auguro che inseguire i sogni e lottare per i propri diritti e bisogni, come ha fatto la protagonista, sia di sprono a tutti coloro che vedranno il film.
Dal canto mio sono sicuramente felice e onorata di averlo potuto vedere in anteprima, scoprendo nuovi artisti e una nuova prospettiva del cinema nostrano.
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