Ago 7, 2023 | 0 commenti

La psicologia contorta di Ted Bundy

Ago 7, 2023 | Cultura, Peter Vronsky, They kill, We write - True Crime | 0 commenti

Devo ammetterlo, questa volta mi ritrovo anche io in difficoltà.

D’altronde quando si tratta di delineare analisi psicologiche non c’è niente di semplice, soprattutto in casi come questi.

Solitamente  le informazioni che ricavo attraverso le mie letture, raccolte di dati clinici  e documentari, le inserisco in un quadro patologico proprio del soggetto in questione rimarcando l’eziologia (scienza che studia le cause di un fenomeno), una probabile comorbilità  (fenomeno che indica la compresenza di patologie) per poi delineare l’aspetto clinico e pratico dei disturbi rilevati.

Ma in questo caso mi trovo decisamente spiazzata.

Proverò  a delineare tutto step by step.

Ted Bundy.

Non puoi non associare questo nome al profilo tipico del serial killer; o per lo meno, questo è quello che si dice.

 Non tutti i serial killer sono uguali

Ted Bundy in a 1980 Florida Department of Corrections inmate ID photo.

Ted Bundy in a 1980 Florida Department of Corrections inmate ID photo. Florida Department of Corrections, Public domain, via Wikimedia Commons

Considerando che la figura del serial killer si divide in Organizzato e Disorganizzato, non è così semplice delineare il profilo “tipico”, proprio perché non esiste.  Tuttavia ci sono differenze sostanziali tra l’assassino organizzato e non.

L’assassino organizzato è colui  che si mostra ben inserito in un contesto sociale, razionale, dotato tendenzialmente di un quoziente intellettivo superiore alla media. Lucido e gran pianificatore.

L’assassino disorganizzato invece si dimostra molto impulsivo, quasi sempre sociopatico con ridotto senso della realtà e un quoziente intellettivo inferiore alla media.

Comincerei proprio nell’inquadrare Ted Bundy nella prima schiera degli assassini, quelli organizzati.

Quando l’apparenza inganna

Come si descrive nell’articolo Ted Bundy, “the campus killer” quello che poi sarà l’autore di oltre 30 uccisioni, si presenta come un uomo apparentemente tipico ed educato, prosegue regolarmente gli studi e  ha una vita sentimentale .

La sua infanzia non è caratterizzata da particolari eventi traumatici, o almeno dall’esterno è questo ciò che si rileva.

Ma di certo devo sottolineare alcuni eventi spiacevoli, come ad esempio la scelta della madre di affidare quello che era il piccolo Ted ai nonni, presentandosi successivamente come sua sorella.

Ted Bundy in court

Ted Bundy in court Donn Dughi / State Archives of Florida, Florida Memory , Public domain, via Wikimedia Commons

Quando  suo nonno morì, il ragazzino affrontò la situazione come normalmente ci si aspetta, ma all’atto pratico non è mai stato chiaro che tipo di rapporto avesse effettivamente con il nonno, e soprattutto non è chiaro che tipo di persona fosse.

L’assassino descrive suo nonno in modo molto positivo, ma i  vicini di casa lo ritengono una persona violenta e arrogante anche nei confronti di sua moglie, la nonna di Ted la quale era affetta da depressione.

Se questo fosse vero, la violenza poi applicata da Bundy avrebbe in un certo senso una risposta di tipo biologico. Non a caso, quando il ragazzino  comincia a frequentare la scuola si distingue  per la sua spiccata intelligenza ma anche per il suo comportamento violento.

I suoi compagni di classe lo descrivono come una persona tranquilla e amichevole, ma a volte presentava degli scatti d’ira piuttosto forti.

Non sarà di certo questo a presagire un futuro criminale, come nessun altra cosa in effetti.

È questo il bello.

Disturbi psicologici di Ted Bundy

Photo of Ted Bundy as a senior in high school.

Photo of Ted Bundy as a senior in high school.English: Associated students, Woodrow Wilson High School, Public domain, via Wikimedia Commons

Ted Bundy non era solo un assassino; era un necrofilo, psicopatico e sadico.

Il necrofilo è colui che soffre di un disturbo della sessualità, che rientra ad oggi nel DSM-5 e consiste nell’attrazione di tipo sessuale verso i cadaveri. Rientra quindi  nella categoria delle parafilie  come spiegato in questo articolo.

Queste pratiche possono essere oggettivamente innocue se praticate con un partner consenziente (ad esempio sadomasochismo o coprofilia) oppure trasgressive perché sono obiettivamente pericolose (ad esempio antropofagia e necrofilia). Se ne stima una maggioranza di esse nel sesso maschile.

La psicopatia è un quadro psicopatologico ampio impossibile da racchiudere in una semplice definizione. È un disturbo antisociale della personalità con il tratto distintivo dell’incapacità di provare rimorso, sensi di colpa ed empatia.

L’eziologia è particolarmente ambigua in quanto non è ancora chiara nonostante le diverse ricerche effettuate.

C’è una responsabilità molto rilevante nei fattori ambientali  e in parte nella genetica.

Infografica presso Serial Killers Exhibition Milano 2023

Infografica presso Serial Killers Exhibition Milano 2023

Da un punto di vista genetico sono state evidenziate delle mutazioni puntiformi del DNA ai neurotrasmettitori ed enzimi che sembrano predisporre l’individuo alla violenza. Di recente  sono state studiate delle alterazioni genetiche che aumentano la cosiddetta permeabilità  del soggetto all’ambiente. Ciò significa che se un individuo cresce  in un ambiente negativo avrà una maggiore probabilità di sviluppare un comportamento antisociale, viceversa nell’ambiente positivo. Ma è difficile effettivamente stabilire come una componente genetica sia alla base di un singolo disturbo.

Il sadismo  consiste nell’infliggere sofferenze fisiche o psicologiche, attuato solitamente verso una persona non consenziente. È una forma di parafilia che diventa pericolosa quando  si associa al disturbo antisociale di personalità.

Date le premesse, dunque, delineare il profilo psicologico di Ted Bundy è alquanto complesso. Probabilmente nessun psichiatra e psicologo è riuscito a strutturare un quadro completo.

C’è chi ha rilevato una personalità narcisistica, manipolatoria o il disturbo maniaco depressivo/ bipolarismo. Tuttavia la malvagità e l’egocentrismo del serial killer è qualcosa che mi ha lasciato  l’amaro in bocca.

Sia chiaro, non per gli atti criminali compiuti, perché se dovessimo parlare di quello paradossalmente Ted Bundy andrebbe alla fine della lista considerando che nella storia del crimine anche molto prima dell’industrializzazione e l’avanzare della tecnologia, il nostro pianeta ha conosciuto crimini di una brutalità inspiegabile.

Ted Bundy - Florida Photographic Collection

Florida Photographic Collection , Public domain, via Wikimedia Commons

Vi risparmio i dettagli , ma potete approfondire l’argomento leggendo American Serial Killers – gli anni dell’epidemia, 1950-2000 di Peter Vronsky.

Ciò su cui siamo tutti d’accordo è che Ted Bundy ha dimostrato spudoratamente di essere egocentrico, questo soprattutto in aula durante il suo processo in cui decise di rappresentare se stesso in veste di avvocato  dati i suoi studi di legge (pur non essendo effettivamente un avvocato).

La psicologia dello sviluppo cognitivo ha di fatto studiato l’egocentrismo e lo spiega con un’assenza della teoria della mente (capacità di attribuire stati mentali, intenzioni e credenze a sé stessi ma soprattutto agli altri e la consapevolezza che gli altri possono avere stati mentali diversi dai propri).

È stato Jean Piaget a rimarcare l’egocentrismo nei bambini piccoli, ma questa caratteristica sembra scemare verso l’adolescenza e l’età adulta.

Fanno eccezioni casi in cui i soggetti presentano un disturbo depressivo; in questo caso è stato riscontrato su un campione di 152 persone come la presenza della depressione influenzasse in qualche modo l’egocentrismo.

Probabilmente però si tratta di una correlazione positiva.

La prima diagnosi effettuata a Ted Bundy

Ciò si può collegare alla diagnosi effettuata dalla psichiatra Dorothy Lewis specializzata nello studio della chimica del cervello dell’uomo violento.

Infografica Ted Bundy presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Infografica Ted Bundy presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

La sua diagnosi presenta Ted Bundy come un soggetto affetto da disturbo maniaco depressivo. Questo è un quadro clinico particolarmente serio in quanto il soggetto vive degli episodi di fasi depressive seguite da fasi ipomaniacali o maniacali.

Generalmente le fasi depressive durano di più rispetto le  ipomaniacali.

La fase depressiva è caratterizzato da umore basso, le fasi ipomaniacali si presentano come il contrario delle depressive, caratterizzate dunque da un umore elevate e sensazione di onnipotenza. Nel disturbo bipolare, in particolare nella fase ipomaniacale, si presenta l’umore disforico caratterizzato da ira e aggressività.

Dalla diagnosi si rileva infatti che Ted Bundy avrebbe ucciso proprio mentre si trovava nella fase maniacale, cosa che  sembra reggere considerando anche  una comorbilità.

Interessante è sapere che il soggetto affetto dal disturbo non è consapevole di questo perché percepisce il passaggio da una fase all’altra come un processo normale.

L’assassino ha confessato poco prima di essere giustiziato di aver ucciso circa 30 donne, ma si pensa ce ne siano molte di più, considerando i suoi continui spostamenti e l’inefficace lavoro in quegli anni dei reparti investigativi.

Ted Bundy: Un personaggio contorto e inafferrabile

Ted Bundy non era un matto, e sapeva bene di non esserlo, al punto tale che 24 ore prima della sua condanna a morte richiese un’intervista per confessare ed esprimere tutto quello che provava nei confronti della sua situazione mostrandosi pentito.

Difficile da credere quando fino a qualche giorno prima continuava a dichiararsi innocente e vittima di un sistema corrotto che voleva tenerlo legato.

Non sfuggono agli occhi degli specialisti le sue tecniche  manipolatorie. Quello che a Bundy interessava era perlopiù dare una certa immagine di sé; non avrebbe mai permesso un’ultima parola sul proprio conto ad un’altra persona.

Questo perché l’uomo presentava un’evidente personalità narcisistica.

Suspect Theodore Bundy after his original arrest.

Suspect Theodore Bundy after his original arrest. Florida Photographic Collection English: Associated students, Woodrow Wilson High School, Public domain, via Wikimedia Commons

Si tratta di disturbo di personalità in cui si  tende a sovrastimare le proprie abilità e a dare eccessiva importanza ai propri successi. L’autostima apparentemente forte, ma nella realtà fragile, porta il soggetto a reagire in modo esasperato alle critiche, a cui spesso rispondono con aggressivività.

Una corretta descrizione di Ted Bundy a mio avviso poiché in realtà ciò che si legge nei suoi atteggiamenti e dichiarazioni è un grande senso di insicurezza latente. Voleva essere tutto proprio perché probabilmente sapeva di non essere niente, ma questo non lo avrebbe mai ammesso.

Esasperava qualità, pregi doti e meriti, ma aveva un grande asso nella manica. Anzi più di uno: la cultura, l’intelligenza, il fascino e il carisma. Tutte queste doti avrebbero fuorviato chiunque dalla sua vera essenza, proprio come è successo con le sue vittime.

L’aspetto esteriore era per l’appunto, quello di un uomo sicuro, educato e persuasivo; caratteristiche che mise in atto per abbindolare quelle donne.

E no, non stiamo parlando di disturbo dissociativo dell’identità se è questo che vi state chiedendo e vi spiego il perché.

Nel disturbo di personalità multipla due o più “agenti esterni” assumono il controllo di un soggetto con una grave perdita di memoria che comporta un’incapacità di evocare ricordi personali. Queste identità dissociative possono avere un impatto sulla coscienza della persona. Vi è una sconnessione nelle funzioni di memoria, rappresentazione corporea, emotività e controllo motorio.

Naturalmente nessuno può davvero sapere se l’assassino pianificasse e eseguisse i suoi crimini in uno stato di incoscienza o meno. Sappiamo  con certezza che Ted Bundy è stato in prigione per circa 10 anni e non ha mai dimostrato sintomi tipici del disturbo, soprattutto in aula.

Era in grado di ripercorrere ogni fase della sua vita in modo lucido e razionale e  la sua esperienza con la pornografia, inoltre le sue dichiarazioni sanno di demagogia. Che sia una mia opinione personale o meno, Ted Bundy era palesemente interessato alla sua reputazione e a ciò che gli altri pensassero di lui.

Questo fa di lui una persona manipolatrice.

La pornografia e le possibili conseguenze

La parentesi pornografia è alquanto delicata.

Sottolineo che la pornografia in sé non è la singola e diretta causa principale della formazione di un potenziale serial killer.

Ad oggi siamo tutti esposti in un modo e nell’altro a quel genere di materiale, ma non di certo ci rende dei criminali. Questo ha ancora un’altra spiegazione che ricalcherò dopo.

Ted Bundy ha esplicitamente riferito che la pornografia ha preso possesso dei suoi pensieri e che inconsciamente gli ha trasmesso una certa idealizzazione di un determinato tipo  di sesso e di conseguenza di come raggiungere il piacere. Non ha torto considerando che l’abuso di pornografia in individui già particolarmente vulnerabili comporta conseguenze del funzionamento psichico.

Alcuni esempi sono la desensibilizzazione verso la violenza che minimizza la percezione del dolore, distorsioni delle relazioni interpersonali tenendo conto di  quel tipo di sesso rimarcato all’interno del porno nel quale la violenza è un elemento essenziale.

Tuttavia, come ho detto prima, la pornografia in sé non è la causa di un atto criminale, ma funge da amplificatore a disturbi  o problemi già preesistenti.

 Risposta psicoanalitica

Dunque è logico capire che, molto probabilmente, la pornografia ha effetto su chi non possiede inibizioni comportamentali. È questo che fa la differenza a mio avviso. Non tutti hanno  un equilibrio psicologico che permette di inibire ciò che L’IO non approva.

In parole povere voglio dire che si genera un conflitto interiore nel momento in cui ci sono pulsioni e compulsioni che la società non accetta. Nella teoria psicoanalitica si definisce ciò come meccanismo di difesa. In questo caso parliamo di un’assenza di questo meccanismo.

Il modus operandi di un uomo apparentemente tipico

Il modus operandi di Ted Bundy è caratterizzato da sadismo e controllo tipizzando le vittime, cioè ricerca medesime caratteristiche: pelle chiara, capelli lunghi, magre, single e di bell’aspetto.

Agisce sempre allo stesso modo, attira l’attenzione della vittima tramite conversazioni e stratagemmi, la stordisce con un colpo alla nuca, la legava e la portava in luoghi sconosciuti. A volte fotografava la vittima con certi vestiti o certe posizioni prima di ucciderle, si tratta di modalità che gli consentivano di rivivere la sue fantasie erotiche.

Viene arrestato per la prima volta all’età di 31 anni, ma riesce a fuggire di prigione e successivamente commette altri crimini, viene arrestato definitivamente l’anno dopo.

Non è mai stato definito il numero esatto di vittime.

Il paradosso di questa storia è che molte donne sono ancora oggi rimaste convinte della sua innocenza sottolineando la sua bellezza e il suo fascino.

Stessa cosa si  è verificata con Richard Ramirez e Jeffrey Dahmer.

Un caso complesso

Ted Bundy's FBI photo when he was placed on the Ten Most Wanted Fugitives list, 1978.

Ted Bundy’s FBI photo when he was placed on the Ten Most Wanted Fugitives list, 1978. Here, photo #360, Public domain, via Wikimedia Commons

Come ho detto precedentemente, nessuno ha mai delineato un quadro completo del profilo criminale di Ted Bundy e di certo non sarò io a rimarcare cose.

Studiare un caso criminale è complesso .

La psicologia e la psichiatria sono scienze giovani ancora in continua evoluzione e non si può ad oggi avere la sicurezza di conoscere tutti processi cerebrali in ogni forma.

Ted Bundy è ancora oggetto di studio insieme ad altri criminali.

La psichiatra che ha  effettuato la diagnosi ha detto ” sono convinta che esiste qualcosa di unico nel cervello di Ted Bundy”.

E lo penso anche io. Era unico, questo è certo.

Autore

  • Rossella Tafuro

    sono una studentessa di psicologia, estremamente affascinata dal funzionamento psichico ,appassionata allo studio dei disturbi mentali al fine di comprendere le cause che determinano comportamenti tipici e atipici per poi rilevare interventi in grado di prevenire modi di agire dettati dal disagio. leggo molto volentieri libri di criminologia e psichiatria nel tempo libero.

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