Dopo aver ascoltato l’album The Burial di My Dearest Wound, abbiamo deciso di porre qualche domanda a Sergio González Catalán, autore del progetto e dello stesso album.
Benvenuto Sergio sul nostro portale. Ti ringraziamo innanzitutto di essere qui per raccontarci del tuo progetto e dell’album di debutto. Come prima domanda ti chiedo, puoi raccontarci di My Dearest Wound?
Ho altre due band Rise to the Sky (Amospheric Death/Doommetal) e Winds of Tragedy (Black/Doom metal) che sono incentrate su altri generi e temi. Volevo scrivere una musica che affrontasse il tema della depressione e così mi sono ritrovato a creare una nuova band i My Dearest Wound.
Il nome del progetto cita la parola ferita (wound) insieme però a un termine che lo rende familiare, caro, quasi a creare un legame speciale con essa. E in effetti anche i testi dei brani parlano spesso di dolore. Quale è il tuo rapporto con le “ferite”, quelle dell’anima intendo?
È direttamente collegato alla nascita del progetto. Non fa riferimento a una ferita fisica, ma ad una ferita spirituale, un fardello che ci si trascina dietro nel corso di tutta la vita, che modella la tua personalità giorno per goon. Di questo tipo di forte, sofferenze profonde, ne possediamo tutti. Sono profondamente nascoste in noi, nessuno ne parla davvero, ma sappiamo che sono lì.
L’album ha il titolo di The Burial. Ascoltando i brani poter fare diverse associazioni sul perché di questa scelta. Tuttavia preferisco chiederlo a te. Perché The Burial?
Il concetto è più metaforico di quello che si potrebbe pensare. Non si tratta di seppellire fisicamente qualcuno, ma si tratta del seppellire il bambino che è dentro di te. La vita, le sofferenze, i traumi, ci fanno credere. Comprendiamo che ci sono una cose orribili nel mondo, smettiamo di essere bambini quando siamo esposti alle crudeltà degli adulti
Quale di questi brani è stato il più difficile da scrivere?
Annihilator. Si riferisce egli abusi sessuali sui minori. È l’annichilimento di un individuo, qualcosa che cambiala la tua vita per sempre.
E qual è invece quello a cui ti senti più legato?
Life was Pain, l’ultimo brano dell’album che è anche la prima canzone che ho scritto. Parla degli ultimi istanti della vista, quando ti guardi alle spalle e vedi tutto ciò che hai fatto, giusto o sbagliato, rimpiangi decisioni, cerchi conforto nei ricordi, l’ultimo sguardo a ciò che è stata la tua vita. La vita è dolorosa, ma è questa la vita.
Ho trovato molto bello l’art-work di copertina. Come è stato scelto?
Per la copertina ho collaborato nuovamente con Natalia Drepina, con cui avevo già collaborato per la mia altra band Rise to the Sky. Volevo rappresenta il concetto del funerale di un bambino, ecco perché il suo viso non è visibile nella cover. Stiamo rappresentando il funerale di un bambino.
Sei eccitato dall’uscita dell’album? Cosa ti aspetti da questo disco? Hai già ricevuto dei feedback?
Penso che sia l’inizio di una nuova fase dal punto di vista musicale. Ho messo in pausa il mio progetto principale Rise to the Sky, che era fondato sul lutto e per il quel ho scritto una serie di album sulla morte di mio padre. Ora che è nato mio figlio, penso che mi sto muovendo verso una nuova fase della vita e la serie sul lutto ha subito un naturale arresto.
Hai già dei programmi in merito alla promozione? Come intendo muoverti una volta che il disco sarà sugli scaffali?
Ho pubblicato questo album con la mia stessa etichetta Tragedy Productions. Posso spedire in tutto il mondo tramite Bandcamp (Tragedyproductions.bandcamp.com) e tramite alcuni distributori in Europa.
C’è un posto in particolare dove vorresti andare con questo album? Intendo personalmente.
Questo album appartiene a un luogo spirituale che si trova nell’animo dell’ascoltatore, non a n luogo fisico. Spero che quegli ascoltatori che si sentono collegati ai temi trattati possano trovare conforto ascoltandolo. È così che la musica mi ha aiutato in passato. Penso che molte persone affrontino le stesse difficoltà e questa musica possa aiutarli. Specialmente quelle persone che seppelliscono le loro emozioni in profondità
Ti ringrazio del tempo che ci hai dedicato. C’è un ultimo messaggio che vorresti lasciare ai nostri lettori? In particolare a quelli italiani che ci seguono?
Voglio ringraziarvi per l’intervista. Sono felice di aver potuto parlare dell’album e spero che anche a voi sia piaciuto. Ringrazio tutti gli ascoltatori e sentitevi pure liberi di contattarmi sui social ogni volta che desiderate, sono sempre disponibile a parlare con gli ascoltatori o chiunque abbia voglia di parlare di musica o della vita.
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