Amour Dure è un racconto di Vernon Lee che troviamo per la prima volta in Hauntings: Fantastic Stories del 1890 e nel nostro caso nella raccolta Ossessioni pubblicata da Alcatraz edizioni. In riferimento a quest’ultima, esso è il primo dei racconti in cui possiamo riscontrare la presenza di un fantasma nel senso stretto del termine con il quale siamo abituati a riferirci.
Amour Dure – Trama
Il giovane storico polacco Spiridione Trepka si trova nella città di Urbania, in Italia, per raccogliere informazioni per quello che sarà il suo prossimo libro. Proprio qui viene a conoscenza dell’affascinante storia di Medea da Carpi. Di ella si dice infatti che condusse diversi matrimoni i quali si conclusero tutti con la morte dei mariti.
Di una bellezza fuori dal comune ella seppe affascinare chiunque posasse su di lei lo sguardo, quasi potesse avvolgerli in un misterioso incantesimo. E dello stesso fascino sarà vittima anche il giovane Spiridione che ha catturato la sua mente, ma anche il suo cuore. Lentamente l’interesse storico convolerà in una vera e propria ossessione che lo porterà a perdere il controllo perfino di sé stesso.
Recensione
Amour Dure è sicuramente un cambio di rotta rispetto ai racconti precedenti. Perdiamo parzialmente la chiave documentaristica che abbiamo trovato ne Il Principe Alberico e la donna Serpente e ne Un Baule nuziale per seguire una prospettiva più personale degli eventi accentuata dalla forma di diario.
Questo mette in enfasi la crescente ossessione per Medea del protagonista e in particolar modo di come essa si sviluppi nel corso del tempo.
Inoltre, come abbiamo detto nella nostra introduzione, questo è il primo racconto in cui vediamo un vero e proprio spettro nel senso classico del termine e del quale siamo abituati. Ovviamente non mancano i riferimenti artistici culturali che rendono la città fittizia di Urbania quasi reale, come se il lettore potesse vederla fisicamente e ripercorrere le sue strade e la sua storia.
Medea, rancore, vendetta, ossessione.
Lo spettro di Medea prende forma lentamente all’interno del racconto passando dall’essere una mera figura storica ad una vera e propria entità.
Si tratta di una donna dotata di una formidabile bellezza, ma anche di una mente brillante che ha ben chiaro ciò che desidera e non ha nessuna remora nell’utilizzare qualunque mezzo in suo possesso per ottenerlo. La sua stessa bellezza è un’arma affilata che non si astiene per costringere i suoi amanti ad eseguire le due volontà. E quegli amanti stessi non sono altro che mezzi di cui disfarsi una volta raggiunto il suo scopo.
È intelligente, fredda, calcolatrice, intelligente. Una creatura moderna confinata in un passato che non tiene in conto delle sue abilità, ma che non si fa fermare dagli uomini che la vorrebbero passiva e docile consorte. No, Medea fa del nosce te ipsum il suo modo di vivere così come il motto AMOUR DURE, DURE AMOUR che porta impresso al collo e che ricorre in tutte le opere che a ritraggono.
Ma Medea è anche vendicativa e non si frena dal punire coloro che l’hanno tradita e affrontata. Falcia sotto i suoi colpi chiunque cerchi di bloccarle la strada e porta con sé questa sua caratteristica anche nella morte trasformandosi nello spettro che il racconto ci mostra. Ossessionato sì, ma che nella sua ossessione non si lascia distrarre da una rabbia cieca. No, la sua è una rabbia mirata e affilata come la punta di un coltello che attende nell’ombra il momento giusto per poter colpire. Del resto, cosa il tempo per coloro che possono attendere in eterno?
L’amour malade
Il giovane storico prova subito una profonda fascinazione nei confronti della dama Medea, un po’ perché non ci aspetta da una donna tanto spirito di iniziativa, un po’ perché la sua figura, non certo placida, mostra un carattere che non appartiene nemmeno ad alcuni uomini. E che ne vogliano i detrattori a definirla crudele e addirittura strega lei resta impassibile e continua a proseguire per la sua strada. E allora più legge di lei, tanto più Spiridione l’ammira e comincia a comprenderla e nel momento in cui il suo sguardo cade sul suo ritratto se ne innamora perdutamente, così come tutti gli altri amanti prima di lui.
Da quel momento la sua devozione non farà che crescere, così come la sua smania di scoprire quante più informazioni possibile sulla misteriosa Medea. E che importa se è una donna morta? Egli la desidera, la brama. Un amante focoso per una creature che è ben consapevole essere ben troppo oltre la sua portata, poiché non appartengono nemmeno allo stesso mondo.
E forse è il crescere stesso dell’ossessione a dare vita allo spirito che si aggrappa a sua volta a quei sentimenti per trovare la forza di prendere corpo e sostanza mentre il povero Spiridione si consuma lentamente dall’interno di quell’amore folle, malato e che lo condurrà al tragico epilogo che ben conosce.
Religione, fantasmi, esoterismo
Torna anche in questo racconto la nota esoterica che a Vernon Lee non dispiace di certo. La bellezza e il fascino di Medea vengono paragonati a una malie e una stregoneria. Tanto più che il suo rivale, pur essendo un uomo di chiesa, fa ricorso a un incantamento per tenere lontana la sua anima da sé stesso perfino dopo la morte. È sempre interessante vedere quanto spesso religione e superstizione finiscano per incrociarsi in queste storie di fantasmi, ma del resto la religione ha sempre avuto timore di quegli esseri che provenivano da altri culti trasformandoli in creature infernali e demoniache.
Tuttavia poiché gli spettri appartengono a tradizioni magiche, essi possono essere sconfitto solo facendo uso alla magia stessa.
In ogni caso Vernon Lee affronta il tema con la stessa superba maestria che ci ha mostrato fino a questo momento conducendosi in atmosfere cupe e spettrali capaci di far accapponare la pelle se solo fossimo noi stessi a trovarci al suo interno.
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