Indumenti, quadri, lettere autografe, accessori, perfino capelli… Sono gli oggetti inseguiti, contesi ed acquistati spesso per migliaia di euro, appartenuti ai serial killers.
Il crimine vende e, ci piaccia o no, le menti contorte, le psicologie deviate degli assassini seriali continuano ad affascinare le masse.
È evidente che, in qualsiasi modo lo si consideri, siamo attratti dal cupo e dal macabro.
Un’attrazione che spinge alcuni a visitare i luoghi dove sono accaduti fatti di sangue e/o voler possedere oggetti, qualsiasi cosa che sia legata all’autore di un evento di cronaca nera.
Ufficialmente, le ragioni che portano all’acquisto di cimeli di questo genere variano ampiamente, proprio come per qualsiasi altro hobby.
Alcune persone raccolgono per testimonianza storica, altri come un’estensione naturale del loro interesse verso il true crime o come un modo per tenere manufatti controversi fuori dagli occhi del pubblico, ma la verità è che c’è un’intera industria, un mercato in costante espansione che si basa su un’unica parola: omicidio.
“Murderabilia”
Murderabilia è una parola formata dal latino “memorabilis” (tenere a memoria) e dall’inglese “murder” (omicidio) e indica un particolare mercato di nicchia che viene alimentato dai collezionisti di oggetti creati o appartenuti ai serial killer, comprese le opere d’arte realizzate in carcere o prima della cattura.
Consolidata da decenni negli Stati Uniti dove questi cimeli vengono battuti all’asta a cifre da capogiro, la compra vendita di oggetti legati al crimine e l’interesse morboso verso i più efferati casi di cronaca nera, sono emersi in Italia ad un livello più “pop” attraverso il successo di film, libri, trasmissioni televisive, podcast e mostre a tema come l’itinerante Serial Killer Exhibition.
Ad oggi, i siti web sui quali è possibile accaparrarsi oggetti appartenuti ai serial killers, si contano sulle dita di una mano ma basta un’occhiata per capire che il valore di un cimelio è direttamente proporzionale con i crimini commessi dal proprietario, “più è cattivo e più ci piace”.
Un business milionario…
Su MurderAuction.com l’offerta iniziale per una ciocca di capelli di Charles Manson fu di 2.500 dollari, gli occhiali di Jeffrey Dahmer, nel 2021, sono stati messi in vendita da Taylor James, gestore di Cult Collectibles, a 150.000 dollari.
John Wayne Gacy per “ammazzare” il tempo nel braccio della morte, realizzò oltre 2.000 tele in un’intensa attività artistica che si concluse solo con la sua esecuzione.
La maggior parte di queste opere ha trovato acquirenti (tra i quali Jonny Depp), nonostante la mediocre qualità e le caratteristiche grezze. Il pezzo più costoso è stato quello di Pogo il clown con le zanne, il prezzo? 20.000 dollari.
In realtà nessuno di quei dipinti sarebbe stato di grande interesse se non fosse per la fama del suo creatore.
I disegni di Manson, gli acquerelli di Hitler, nessuno li avrebbe acquistati per la loro bellezza ma il macabro e la “parte oscura” degli esseri umani affascinano e i murderabilia appaiono come una distorsione della raccolta delle reliquie dei santi o dell’antica e inquietante tradizione esoterica secondo la quale tagliare e conservare (essiccandola) la mano di un condannato appena giustiziato, assicurasse potere magico (mano della Gloria).
…e controverso
Evitando dissertazioni ovvie sul fascino del male, spesso ci si chiede quanto questa “industria del crimine” contribuisca ad alimentare e rafforzare i desideri oscuri dei più vulnerabili.
In effetti la romanticizzazione dei “cattivi ragazzi” nella cultura pop e nell’intrattenimento in generale potrebbe incoraggiare a condonare e, in casi estremi, persino ad instaurare relazioni tossiche.
Il confine tra la fascinazione verso l’irrazionale logica dei serial killers e la spettacolarizzazione della mostruosità è sottile, è una terra di mezzo tra una auspicabile “damnatio memoriae” e la vera e propria glorificazione del crimine.
Per quanto in un passato non troppo lontano, uomini di buona volontà come Andy Kahan abbiano tentato di stroncare la compra vendita di murderabilia, l’interesse verso questo genere di oggetti non è calato e dove c’è una “domanda”, ci sarà sempre un’offerta, è la legge del commercio.
Nessuna glorificazione, solo denaro
Confrontando i numeri di quello che può essere il mero interesse psicologico e storico, è la “pruderie” della persona media a tenere in piedi il mercato delle murderabilia.
Il gioco delle parti, lo scambio, l’acquisto di oggetti o opere d’arte di serial killers di alto profilo, è riservata ai pochi collezionisti in giro per il mondo fosse solo per le cifre da capogiro che bisogna essere disposti ad investire.
Nessuna glorificazione, nessuna ammirazione, solo investimento.
Questi cimeli, spesso vengono ceduti, dietro compenso, dalle stesse famiglie del serial killer, dai loro “amici di penna” o recuperati da cantine, garage, appartamenti abbandonati dopo l’arresto del proprietario come nel caso del frigorifero di Armin Meiwes, il cannibale di Rotemburg, salvato assieme ad una gabbia da bondage appena prima che si sviluppasse un incendio, da Nico Claux collezionista francese, creatore del sito serialpleasures.com e…(ex) cannibale.
In più occasioni sono stati gli stessi serial killers ad incitare la vendita di foto, indumenti o disegni.
Un certo Eric Holler aveva scritto alcune lettere a Richard Ramirez prima che il serial killer noto come Night Stalker lo chiamasse dal carcere con una proposta.
Egli suggerì ad Holler di diventare il suo “mercante d’arte” ed Eric, che all’epoca aveva circa vent’anni, accettò subito.
Ricevette il primo pacchetto di circa dieci disegni di Ramirez intorno al 1993. Provò a metterli in vendita su Ebay e andarono a ruba rapidamente. Questo lo convinse a cominciare a corrispondere con altri criminali del calibro di Gacy e Manson.
Oggi nel mondo del “traffico di cimeli” è noto col nome d’arte Eric Gein ed è il fondatore di serialkillersink.net.
L’equilibrio precario tra interesse e celebrazione
Il dissenso maggiore che viene sollevato contro tutto questo, riguarda le famiglie delle vittime dei serial killers e la periodicità con la quale si ritrovano davanti all’ennesimo film, libro o addirittura all’ennesimo trend sui social che riporta in voga il serial killer causa delle loro sofferenze.
Mentre alle docu serie, ai saggi, alle mostre si può riconoscere la finalità storica, resta complicato non percepire il fenomeno delle murderabilia come qualcosa di celebrativo.
Il punto è che tutto ciò che riguarda il creepy, attrae, viene richiesto e quindi vende, che si tratti di misteri, paranormale, vampiri o true crime.
Senza scomodare la psicologia e sindromi varie che sembrano create apposta per dare un nome e una classificazione a qualcosa che irrita il pensiero comune, il buonsenso rimane il parametro di riferimento.
Subire il fascino del macabro è una cosa molto comune, quando si tratta di crimini però, è doveroso fare in modo che l’interesse non scada nella glorificazione.
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