È disponibile da pochi giorni il video di Eradicate the Infected Seed dei Keres che fa da apripista all’uscita del nuovo album Homo Homini Lupus altoatesina tramite la Gruesome Records.
Per l’occasione li abbiamo invitati sul nostro portale per una breve intervista.
Benvenuti sul nostro sito web. Homo Homini Lupus è il titolo del nuovo album. Sul senso della locuzione latina non credo siano necessari chiarimenti. Ma come nasce il concept dell’album stesso?
Grazie dell’invito!! Onorati di essere a Bordo!
Il concept nasce dalla nostra condivisione della visione del concetto di Hobbes sull’eterno e ciclico conflitto che porta l’umano in una condizione di egocentrismo senza ritegno. La storia dell’umanità che si ripete prima come tragedia e poi come farsa è un’ottima insegnante per capire l’attuale condizione umana. La nostra visione è apocalittica, guardando come vertono gli equilibri politici non vediamo punti luce nel breve termine. Il tutto si riflette nella vita di tutti i giorni visto il sistema predatorio senza scrupolo alcuno in cui siamo tutti immersi, siamo vittime parzialmente consapevoli senza evidenti vie d’uscita.
In più ci si può aggiungere la coscienza dell’assunto dell’esperimento Milgram e l’esperimento associato della prigione di Stanford: con l’annullamento del pensiero logico e del pensiero critico la coscienza del singolo ne risente fortemente fino a sfociare in un annichilimento dei principi morali di base se l’input viene da una figura riconosciuta come legittima e/o di autorità. L’educazione all’obbedienza nei processi di socializzazione è estremamente pericolosa in un mondo dove la locuzione latina Homo Homini Lupus è una sorta di ens legis a cui l’essere umano si conforma demandando la responsabilità individuale all’autorità che ha tutti gli interessi ad educarlo a quell’obbedienza.
Questo album segna l’inizio della collaborazione con la Gruesome Records, etichetta portoghese. Come potete definire il vostro rapporto?
Coi ragazzi di Gruesome Records ci siamo trovati molto bene, siamo molto soddisfatti finora del lavoro che stanno facendo e la sinergia tra band ed etichetta stà iniziando già a dare i propri frutti.
Contiamo di continuare in questa direzione!
Parliamo un po’ del brano scelto per presentare l’album. Perché proprio questa traccia? E, ho le mie teorie, chi è il seme infetto?
Eradicate The Infected Seed è stato scelto per la tematica legata al concept dell’album,dove per proprio vantaggio personale e preda delle proprie pulsioni più basse l’individuo aggredisce il proprio simile ed è disposto a sacrificarne la vita. Chi è il seme infetto ognuno di noi può deciderlo da sé.
Ti racconto la storia. L’aggressore decide di assalire e fare violenza ad una donna,non sapendo che lei è addentro alle arti magiche oscure. La depreda della propria dignità e la deruba dei suoi pochi averi materiali. Non rendendosi conto che lei si riprende dall’aggressione mentre lui è ancora troppo vicino per non subire una vendetta violenta viene a sua volta aggredito dalla donna, che lo colpisce con tutta la forza che ha in corpo, e, uccidendolo gli pratica un rito che, maledicendolo lo fa risvegliare etericamente in un posto che potremmo chiamare inferno, lei desidera annientarlo totalmente. Ad un certo punto del video pare che lei gli conceda una sorta di ‘perdono’ quando si incontrano nel limbo, ma siccome la sua parte umana è troppo incarnata e furiosa il sopravvento lo prende la vendetta, quella che nasce nel profondo di chiunque abbia subito una violazione profonda della propria dignità e del proprio corpo. La maledizione si compie con tutta la furia e l’odio possibili, il terrore prende il sopravvento e lo si nota negli occhi dell’aggressore assieme allo sbigottimento che precede la morte violenta che lo priva delle sue parti interne,che non gli concede ritorno o perdono. La pena che deve subire è venire divorato dall’interno dai demoni e dalle pulsioni che lo hanno condannato ad una voracità che di umano ha poco, viene sradicata la sua presunta virilità, la sua umanità e la sua esistenza verranno cancellate. Il giudizio è compiuto.
Puoi anche leggerla come una condanna alla parte di umanità che si fa dominare dalle proprie pulsioni, lo stesso vale per l’aggressore e per la vittima. La scelta individuale è il vero focus a mio parere. Ma come dicevo ognuno tende a leggere la realtà in base alla propria visione dell’esistenza.
Ci sono altre tracce a cui siete particolarmente legati?
Sì, Exist for War è un pezzo a cui siamo particolarmente legati.La canzone in questione ci ha messi a dura prova, non riuscivamo a uscire da uno stallo creativo e la cosa ha creato talmente tanta tensione in band da rischiare di essere messo da parte, e il rischio di morti e feriti tra i componenti della band.No scherzo ma è stata dura in certi momenti mantenere la calma.Anche Leviathan è uno dei pezzi a cui siamo più affezionati; in live è un carro armato, ha una cadenza imponente ed incarna il lento e inarrestabile declino verso l’inevitabile fine, il vuoto ed il silenzio, ovvero il pezzo di chiusura dell’album dove il testo non concede alcun punto luce al genere umano.
Come è fare metal in un territorio come quello italiano?
Farlo non è un problema, se si parla di portare la propria musica in live quando proponi musica estrema potrebbe non essere così facile.Fortunatamente c’è molto fermento di band nell’underground italiano. Di conseguenza tra band ci si supporta a vicenda e si ha maggiori possibilità di farsi conoscere con gli show live. Vista la nostra vicinanza geografica con l’Austria e la Slovenia siamo portati a muoverci ben volentieri in quelle direzioni. Anzi, se a qualcuno dei frequentatori del portale dovesse interessare il progetto KERES l’invito a contattarci o contattare il management è sempre aperto.
Per quanto riguarda la produzione, c’è stato qualche momento particolare che vi piacerebbe condividere con il nostro pubblico?
Sì, volentieri. Le serate nello studio di Azrael (il chitarrista) dove si entrava a ora di cena e si usciva a notte fonda, a volte gattonando visto il delirio alcolico. Oppure quando sono state fatte le riprese di batteria sulle ghost track, dove avevi quella piacevole sensazione che il motore era avviato e che procedeva come un caccia-bombardiere con alle pelli Notrhakr e la sua Varus (marchio di batterie che vale la pena di approfondire). Quei blast beat avevano qualcosa di poetico, ed eravamo tutti presenti come in una sala parto a vedere e sentire i primi vagiti di Homo Homini Lupus… che teneri momenti haha!!
Il momento più esaltante da ricordare è stato quando abbiamo sentito assieme a Stefano Morabito di 16th Cellar Studio il master dell’album….. siamo rimasti estremamente colpiti, una botta devastante, un’architettura di sound che mai ci saremmo aspettati (cioè..si…nei nostri sogni più selvaggi però). Stefano ha fatto le magie, grandissimo lavoro, in più umanamente parlando ci siamo subito presi bene. Speriamo di lavorare ancora con lui.
Manca davvero poco all’uscita del nuovo album. Avete programmi per la promozione? Concerti? Eventi?
Sì certamente, abbiamo in mente una location unica ed indimenticabile per il release di Homo Homini Lupus, al momento è ancora un segreto di stato e non ne posso parlare ma al momento giusto rilasceremo tutte le informazioni del caso. Il management sta lavorando sul discorso live, e in autunno sta organizzando un tour per portare in giro per l’Europa il nero verbo KERES
Grazie di essere stati con noi. Un ultimo messaggio per il nostro pubblico?
Certo! Date una chance alle band underground e alle etichette indipendenti, mai stancarsi di cercare buona musica. In fondo si tratta di un sottile, costante lavoro di artigianato e instancabile passione che porta i musicisti a fare quello che fanno. Noi KERES siamo certi di aver partorito con sudore passione e bestemmie un buon album. Non è perfetto magari ma è vissuto fino all’ultima nota, è coinvolgente, brutale e violento, è maleducato e non rispetta i cliché.
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