Febbraio 1983, alcuni operai della Dyno-Rod furono inviati al 23 di Cranley Gardens, a Londra, a verificare le tubature di scarico di un piccolo condominio, intasate da giorni.

Quello che rinvenirono nelle condotte causò l’arresto di Dennis Nilsen, il serial killer “gentile”.

Scozzese di nascita, è tra i più prolifici assassini seriali britannici con le sue quindici vittime accertate e almeno tre tentati omicidi tra il 1978 ed il 1983.

Londra anni ’80 – il contesto sociale

Infografica espositiva sui delitti di Dennis Nilsen presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Infografica espositiva sui delitti di Dennis Nilsen presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Nell’Inghilterra degli anni ’80, tantissimi giovani uomini arrivavano a Londra in cerca di fortuna cercando di sfuggire alla disoccupazione di massa delle periferie ma molti di loro si ritrovavano presto indigenti diventando così facili prede della criminalità e di qualsiasi altro genere di pericolo.

La grande città non offriva a tutti l’agognato benessere e nemmeno l’accoglienza sperata.

Dietro la sua facciata alternativa e ribelle, la realtà londinese dell’epoca era molto simile a quella americana, conservatrice e omofoba.

In quel periodo, in determinati quartieri, non era difficile imbattersi in ragazzi senza fissa dimora, bisognosi di guadagnare qualche soldo o di un posto per dormire, emarginati, persone che si erano allontanate dalle loro famiglie perché non accettati, persone che se fossero scomparse nessuno avrebbe cercato.

Il contesto ideale per un serial killer.  

Dennis Nilsen 

L’infanzia e l’adolescenza di Dennis Nilsen si possono definire “normali”, sicuramente comparabili a quelle di migliaia di altri ragazzi della sua epoca.

Secondo di tre figli, crebbe in un tranquillo villaggio di pescatori in Scozia con sua madre (divorziata) ed i suoi nonni.

Alcune fonti riportano il fatto che il ragazzo avesse subìto abusi dal nonno paterno, evento mai confermato dalla parte in causa, anzi, nei suoi colloqui con gli specialisti in carcere, Dennis dirà che il ricordo più fulgido di quando era bambino fu la morte del nonno, a cui era molto legato come figura paterna di riferimento.

Al ragazzo di soli sei anni, fu mostrato il cadavere nella bara aperta e da adulto,

Den considerò l’ipotesi che questo evento improvviso e traumatico abbia instillato in lui la paura dell’abbandono e nello stesso tempo l’attrazione morbosa per la morte.

Raggiunta la pubertà capì di essere omosessuale, ne fu turbato e decise di tenere nascosta a tutti la sua sessualità anche se alcune fonti riportano che in un paio di occasioni Nilsen palpeggiò in maniera inappropriata sia sua sorella che suo fratello convincendosi di essere bisessuale.

Le fantasie

A sedici anni Dennis decise di arruolarsi nell’esercito dove ricevette una formazione di chef da campo.

Police carrying coffin

Memorie di un omicida Netflix

Mentre era di stanza ad Aldershot, le sue pulsioni latenti iniziarono a risvegliarsi, ma mantenne il suo orientamento sessuale ben nascosto ai suoi colleghi anche se, per sua stessa ammissione, quando era in loro compagnia, abusava di proposito di bevande alcoliche e fingeva di perdere i sensi sperando che qualcuno ne approfittasse sessualmente.

Quando fu inviato nell’ex colonia di Aden, oggi parte dello Yemen, accadde quello che probabilmente fece scattare in Den le pulsioni più oscure.

Un tassista arabo, per derubarlo, lo picchiò selvaggiamente rinchiudendolo nel bagagliaio dell’auto.

Dennis riuscì a liberarsi ed avere la meglio sull’uomo ma quella esperienza segnò la sua resa verso le compulsioni omicide e necrofile.

Le sue fantasie cominciarono a deviare verso rapporti con partner non consenzienti o deceduti.

Nella sua stanza era solito masturbarsi posizionando gli specchi in modo da guardare se stesso come terza persona immaginandosi impegnato in attività sessuali con un altro uomo.

Nel 1972 lasciò l’esercito, per un breve periodo lavorò in polizia dove scoprì il fascino per le visite all’obitorio e per i corpi sottoposti ad autopsia.

Successivamente si licenziò per essere assunto in ufficio di collocamento.

Il killer “gentile” – modus operandi

Nel 1975 Dennis andò a convivere con David Gallichan al 195 di Melrose Avenue, a Londra.

Due anni dopo, quando l’uomo se ne andò, la vita di Nilsen iniziò una spirale discendente nell’alcol e nella solitudine, culminata nel suo primo omicidio 18 mesi dopo.

Incontrò la sua prima vittima in un pub, la invitò a passare la notte a casa sua ed il giorno dopo, preso dalla paura di essere abbandonato, strangolò il ragazzo ancora addormentato con una cravatta e poi, per sincerarsi che fosse morto, gli tenne la testa in un secchio d’acqua.

Cimeli di Dennis Nilsen in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Cimeli di Dennis Nilsen in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Questo diventò il modus operandi di Den: offrire aiuto a giovani in difficoltà dando loro riparo per la notte, un pasto caldo e/o denaro.

Una volta addormentati, i malcapitati venivano strangolati, i loro corpi spogliati e lavati per poi essere messi a letto.

Dennis trascorreva con il cadavere una o due notti durante le quali intratteneva rapporti sessuali e conversazioni.

Ai primi segni di decomposizione i corpi finivano sotto le assi del pavimento.

Quando questo spazio si esaurì, nascose i corpi nell’armadio e sotto il lavello della cucina.

Quando il cattivo odore e le mosche iniziarono a destare l’attenzione dei vicini, Nilsen iniziò a smembrare i corpi, organi e visceri venivano smaltiti nei sacchetti, le restanti membra venivano bruciate in giardino assieme alle erbacce.

  23° Cranley Gardens, Muswell Hill

Forse nel tentativo di porre fine alle sue folli compulsioni, Dennis si trasferì in un appartamento mansardato senza giardino ne assi del pavimento ma questo non servì a fermare la deriva omicida.

Ci furono altre tre vittime in poco meno di un anno e per fronteggiare i “problemi di smaltimento”, Den bollì le teste, i piedi e le mani, sezionò i corpi in piccoli pezzi che potevano essere gettati nel WC.

Questa soluzione definì la sua cattura.

Dennis-Nilsen-infografica-SK-exhibit-2023-Castelnuovo-di-Porto-Roma

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L’intasamento degli scarichi portò ad una verifica tecnica, gli operai in presenza degli inquilini del piccolo stabile, incluso Nilsen, notarono subito i resti umani e decisero per un controllo approfondito il giorno dopo riservandosi di coinvolgere la polizia.

In un estremo tentativo di sfuggire alla cattura, quella notte il killer, cercò di coprire le sue tracce rimuovendo i tessuti umani dagli scarichi, ma fu notato dall’inquilino del piano di sotto, che si insospettì.

Il giorno dopo, al lavoro, Dennis disse ridendo a un collega: “Se non sarò qui domani, sarò malato, morto o in prigione”.

Poche ore dopo, agli agenti che lo aspettavano sotto casa, fece una prima e breve confessione che causò il suo arresto.

Una storia destinata a ripetersi  

Dennis Andrew Nilsen si dimostrò collaborativo, “per togliersi un peso dal petto” raccontò agli agenti i crimini commessi ed aiutò ad identificare alcune delle sue vittime facendone ritrovare i (pochi) resti sparsi nel giardino della sua abitazione precedente.

Inizialmente fu processato per cinque capi di imputazione di omicidio (successivamente modificati in sei) e due di tentato omicidio.

Lettera di Dennis Nilsen in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Lettera di Dennis Nilsen in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Da notare che quando la storia di Den emerse attraverso le sue confessioni, divenne subito evidente che, se la polizia avesse collegato una serie di “incidenti” segnalati da fortunati fuggitivi nel corso dei cinque anni precedenti, avrebbero potuto fermare la sua macabra follia omicida molto prima.

Stesso errore di superficialità figlia dell’ignoranza e dell’omofobia, accadrà circa dodici anni dopo, a Milwaukee, con la scoperta dei crimini di Jeffrey Dahmer, tra l’altro molto simili a quelli di Nilsen.

Anche in questo caso, molte vite sarebbero state risparmiate se solo le autorità non avessero avuto i sensi offuscati dall’omofobia e dal razzismo.

È degno di nota il fatto che, durante la detenzione, Dennis abbia discusso a lungo di Dahmer con il suo biografo Brian Masters, affermando a un certo punto che “i sentimenti di autostima sono solitamente soddisfatti solo nelle sue fantasie perché non può raccogliere tali frutti dalle persone dal vivo. Ha bisogno di un modello di essere umano passivo e totalmente privo di resistenza per attraversare temporaneamente il ponte verso la società.”

Considerando i crimini commessi, Nilsen potrebbe anche aver parlato di se stesso.

Memorie di un omicida – i nastri di Nilsen  

Al processo, la difesa tentò la carta della seminfermità mentale, senza successo, Dennis fu condannato all’ergastolo senza possibilità di riduzione della pena.

Macchina-da-scrivere-di-Dennis-Nilsen-esposta-a-Serial-killer-Exhibition-a-Castelnuovo-di-Porto-2023

Macchina-da-scrivere-di-Dennis-Nilsen-esposta-a-Serial-killer-Exhibition-a-Castelnuovo di Porto 2023

In cella trascorse gran parte del suo tempo, leggendo e scambiando lettere con numerosi “fans” che cercavano la sua corrispondenza e con giornalisti.

Nel laboratorio della prigione di Parkhurst, Nilsen traduceva libri in braille.

Con intento autobiografico registrò una serie di audiocassette durante tutto il periodo di detenzione, terminato nel 2018 con la morte per complicanze dovute ad un aneurisma intestinale.

Questi nastri sono diventati un docu film che Netflix, piattaforma ricca di contenuti true crime, ha pubblicato nel 2021 e che ancora sono disponibili per la visione.

Il documentario, oltre a fornire un’interessante testimonianza in prima persona, ha anche il merito di esplorare il clima culturale della Londra dei prima anni ’80, indagando il ruolo che, suo malgrado, la società ebbe nell’agevolare la condotta dell’assassino di Muswell Hill.

Curiosità: La zattera della medusa 

Pare che Dennis Nilsen fosse ossessionato da un dipinto del francese Théodore Géricault, “la zattera della medusa”.

La tela rappresenta un momento degli avvenimenti successivi al naufragio della fregata francese Méduse, avvenuto nel 1816 davanti alle coste dell’attuale Mauritania.

La zattera della medusa Theodore Gericault

La zattera della medusa Theodore Gericault Théodore Géricault, Public domain, via Wikimedia Commons

Nel quadro sono mostrati i corpi nudi di numerosi naufraghi, alcuni anche parzialmente smembrati, raggruppati su una zattera in balia del mare.

Nella sua autobiografia, Dennis Nilsen fa più volte riferimento a questo quadro, la cui visione, oltre a turbarlo, gli faceva immaginare contemporaneamente il ruolo dell’uomo anziano che salva dalle acque il giovane corpo, quello del giovane ormai morto ma sostenuto e trattenuto dal vecchio, e quello dell’osservatore che guarda la tragedia fuori dalla cornice.

Per sua stessa ammissione, Nilsen ha spesso agito attraverso una sorta di sdoppiamento della personalità.

Egli stesso disse: “i miei rituali nel maneggiare i corpi erano pieni di continuità di specchi. La svestizione dei corpi era quasi sempre vista da me attraverso uno specchio perché era più potente che guardare direttamente quello che stavo facendo.”

Autore

  • Roxanne Caracciolo

    Affascinata dal lato oscuro che c'è in ogni persona, mi piace approfondire misteri e leggende. Ho studiato negli anni, tutto ciò che riguarda il vampirismo, a livello letterario, storico e reale. Quando non sono al lavoro o in palestra, sono immersa nella lettura, i miei autori preferiti sono Poe, Lovecraft, Wilde e tra i contemporanei King ed Anne Rice.

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