Abbiamo trattato in un articolo precedente del romanzo I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso scritto da Giuseppe Franza per Ortica Editrice. Il romanzo narra la storia di una donna che a causa di alcuni suoi atteggiamenti durante il sonno e del suo carattere non incline a essere incastrato in quel ruolo in cui la società del suo tempo vorrebbe vederla.

Benvenuto Giuseppe sul nostro portale. Prima di calarci all’interno delle pagine del suo romanzo, potrebbe presentarsi ai nostri lettori?

Volentieri, anche se non mi viene nulla di interessante da dire. Non lo so. Quando mi presento, dico che mi chiamo Giuseppe. E questo già lo sapete. Se serve qualche dato in più, dico pure quanti anni ho e che lavoro faccio. Ne ho quarantatré, di anni. E, per lavoro, scrivo, leggo e correggo cose scritte da altri.

Il suo romanzo è un viaggio attraverso i paesaggi della Campania della fine del duecento. Lei è napoletano, ha visitato personalmente tutte letale descritte all’interno del viaggio?

I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso

I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso di Giuseppe Franza
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Sono tutti quanti luoghi a cui sono legato. La palude descritta nel primo capitolo del romanzo è il posto dove oggi sorge il paese in cui sono cresciuto: Volla. Tutta la zona vesuviana in cui si muovono Rafilina e Zosimo, da Ponticelli fino a Torre Annunziata e Boscoreale, corrisponde al cosmo dei miei affetti familiari. San Domenico è la chiesa di una delle piazze napoletane che ho frequentato quasi ininterrottamente dai quindici ai trent’anni. Sarno è il paese di mio padre. Il mare di San Marco di Castellabate è quello in cui mi sono fatto il bagno dalla prima infanzia alla tarda adolescenza. Del paesaggio antico resta molto poco. La Campania, nonostante Pompei ed Ercolano, non è una Regione votata al rispetto delle antichità. Per questo ho dovuto fare un po’ di ricerca storiografica e poi qualche sforzo di fantasia per ricreare un’atmosfera verosimile.

Per quanto riguarda invece il contesto storico-culturale e i personaggi reali citati all’interno dell’opera ha operato delle ricerche per calarli all’interno della vicenda?

Saint Thomas Aquinas

Saint Thomas Aquinas Carlo Crivelli, Public domain, via Wikimedia Commons

Sì, la parte più coinvolgente della scrittura è stata proprio quella: cercare riferimenti un po’ meno ovvi, nessi strani o interessanti, spulciare tra i registri medievali per capire quanto costava di preciso il pane, come misuravano le distanze, per quanti mesi Tommaso d’Aquino è rimasto a Napoli, in che tipo di cella ha abitato e cose del genere. Anche qui ho dovuto metterci della fantasia, dato che le fonti attendibili e utili sono molto scarse. La cosa diventante credo che sia proprio quella là: partire da un frammento, da una suggestione, e cercare di recuperare un senso.

Rafilina è un personaggio che mostra fin da subito una forte personalità. Nonostante le numerose avversità resta ferma sulle sue posizioni anche se conosce bene il prezzo da pagare.

 L’idea era quella di raccontare la vita di una donna che non riesce a barattare la propria dignità per la comodità o la tranquillità, come invece sembrerebbe più scontato o sensato fare. Tutti quanti preferiscono abbassare la testa o mentire per essere lasciati in pace. Ed è naturale. Ma lei non lo fa. L’ho immaginata orgogliosa, insofferente alle regole imposte e un po’ smaniosa e tormentata. Conosce a stento sé stessa, non ha cultura e nemmeno comprende bene i motivi che la rendono una figura da censurare o perseguitare, ciononostante rispetta troppo i suoi stessi pensieri ed è contenta della propria diversità. Intorno a sé scorge tante ingiustizie e assurdità, e non vuole averci nulla a che fare.

Zosimo è il personaggio che all’interno dell’opera ha la maggiore evoluzione. Inizialmente è rude e rozzo e guarda solo al proprio interesse, ma con il proseguire della storia il suo atteggiamento cambia.

Cambia perché si innamora. Senza l’impulso del sentimento, non si sarebbe mai sentito costretto a guardare oltre sé stesso, a essere meno diffidente e a vergognarsi dei propri limiti. Quindi sì, Zosimo migliora, forse solo un pochino, e lo fa per rendersi più sopportabile agli occhi di Rafilina.

Un’altra caratteristica di Zosimo, ma non solo, è quella della superstizione. Cosa può dire di questo elemento all’interno della storia?

La superstizione è presente in tutti i personaggi del libro e ne determina parecchie dinamiche narrative. Anche Tommaso d’Aquino, alla fine, mostra di esserne vittima. Forse ho calcato troppo la mano su incantesimi, riti strani e scongiuri. O magari è il contrario. Nella religione c’è sempre un’ombra di superstizione, anche se i due sistemi sembrano in contrapposizione. Lo stesso vale per la filosofia. Pure le scienze fisiche, come la chimica, l’astronomia, all’inizio non erano altro che superstizioni…

British Library digitised image from page 115 of "Wanderings through unknown Austria ... With illustrations by Mary, Princess of Thurn and Taxis"

British Library digitised image from page 115 of “Wanderings through unknown Austria … With illustrations by Mary, Princess of Thurn and Taxis” © British Library

Quando manca la possibilità di comprendere le ragioni che regolano la complessità del mondo, quando non è possibile ottenere neanche quel poco che dovrebbe bastare per sopravvivere, la mente umana trova conforto nel pensare che i fatti possano dipendere dalle volontà arbitrarie di spiriti e poteri occulti, cause più facili da riconoscere e su cui ci si può illudere di poter aver qualche ascendente usando pratiche particolari e formule sacramentali. Mi piace molto la superstizione, come tradizione e come forma distorta di pensiero. La comprendo. L’esistenza è piena di tragedie, cose misteriose e spaventose.

Tutti quanti cediamo in un modo o nell’altro al pensiero magico. Pure credere nella scienza, quando in realtà non la si comprende davvero, è una forma sofisticata di superstizione. Giocare al lotto, augurarsi buona fortuna… E non è difficile immaginarsi come dovevano percepire il mondo i medievali. Fino a pochi anni fa, nel Sud Italia, in paesi senza scuole, senza ospedali, dove la gente era in balia della fame, della malattia e della morte, era normalissimo affidarsi a credenze magiche. Se non hai un sistema di spiegazioni per interpretare il mondo, se non c’è un dottore che può curarti se stai male, ti rivolgi ai riti di protezione, al malocchio, alle superstizioni.

Quand’ero piccolo, c’erano ancora molte persone che si rivolgevano alla fattucchiera. Se un bambino piangeva troppo, lo si portava dalla maga per fargli levare “la paura”. Ed è affascinante.

Una curiosità, come è nata l’idea di questa storia?

M’interessava raccontare una fase traumatica della storia. Quella del passaggio dal dominio svevo a quello angioino nel Sud Italia. In quel momento il Meridione è andato incontro a un destino forse più oscuro e contraddittorio. In giro c’erano menti sofisticate come Tommaso d’Aquino, ma c’erano anche dei nobili violentissimi e dalla mentalità ancora barbarica, e poi c’erano tantissimi miserabili, schiere anonime di disperati, parassiti e vittime, gente che cominciava ad abituarsi all’ignoranza e alla meschinità. Lì potrebbe essere sorta la sensibilità tutta napoletana per la delinquenza come forma giustificata di reazione alle ingiustizie del mondo. L’idea del “non si dovrebbe fare, ma se non lo faccio io lo fa qualcuno altro”.

C’è un personaggio in particolare al quale si sente legato?

La vecchia Manopella, la decrepita contessa di Sarno. Un personaggio probabilmente davvero esistito. L’ho descritta come una nobile senza più forze né potere, ma assai orgogliosa. Una che crede di star compiendo una sorta di resistenza eroica contro traditori e poteri avversi, anche se l’impressione è che tutti la lascino stare perché si sono dimenticati della sua esistenza, dato che ormai è un personaggio marginale.

Se dovesse consigliare il suo libro, quali parole userebbe?

Non ne ho idea! Se vi piacciono il Medioevo e le storie di possessione…

Grazie di essere stato con noi e aver accettato il nostro invito. Un ultimo messaggio per i nostri lettori?

Grazie a voi vampiri. L’ultimo messaggio ai lettori è: siete arrivati a leggere fin qua? Assurdo. Mi scuso se vi ho annoiato.

Autore

  • KeiLeela

    Classe '90. Nella vita mi occupo di codice e grafica, nel tempo libero navigo verso mondi fantastici. Fondatrice del portale Vampire's Tears, tratto di argomenti legati all'horror e al fantastico. Indago su miti e leggende e misteri esoterici.

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