L’ultimo inverno di Rasputin, edito da Fazi Editore è il primo libro pubblicato in Italia di Dmitrij Miropol’skij.
In quest’opera in bilico tra ricostruzione storica e spy story, Miropol’skij dipana l’intricato viluppo dei complotti orditi e subiti da personaggi intenti a tramare fra luride bettole ed eleganti palazzi e ci trascina in una delle cospirazioni più controverse e inquietanti di tutti i tempi, quella che decretò l’uccisione del “diavolo santo“, Grigorij Rasputin.
Trama: L’ultimo inverno di Rasputin
Nel gelido inverno russo del 1916, l’inconcludente ricerca di un uomo scomparso ha una macabra svolta quando le acque ghiacciate di un fiume ne restituiscono il cadavere deturpato.
La polizia non ha dubbi: si tratta di Grigorij Rasputin.
La condanna a morte del contadino, colpevole di una deleteria influenza politica e morale sullo zar e la moglie, era già stata idealmente decretata nelle piazze e nei salotti di Pietroburgo, ma la mano del boia che ha eseguito la sentenza è ignota.
Inizia così, con il ritrovamento del corpo assassinato di Rasputin, un avvincente viaggio nel passato di questo enigmatico personaggio, che come un filo lega le persone, i luoghi e gli eventi che hanno cambiato per sempre le sorti della storia europea a partire dallo scoppio del primo conflitto mondiale.
A essere in fermento non è solo il mondo militare, anche quello della cultura viene travolto dalla corrente futurista, in cui emerge l’estro poetico di un giovane Majakovskij, che con lo scorrere della narrazione mostra un’inarrestabile quanto compromettente passione per le donne.
E mentre in ogni angolo d’Europa spie insospettabili e nobili esaltati congiurano nell’ombra, una delle dinastie più affascinanti e sfortunate, quella dei Romanov, mostra il proprio lato più intimo e umano, prima di cadere vittima dello spietato massacro che metterà fine al regno degli zar.
La figura di Rasputin. Brevi cenni storici
Quella di Rasputin è sicuramente una delle figure più controverse della storia Russa. Di origini contadine, ha mostrato un carattere schivo e riservato sin da bambino. Ciò è stato probabilmente accentuato dalle vicissitudini che hanno colpito la sua vita. La perdita dei fratelli e di molti dei figli in giovane età ha sicuramente contribuito alla sua svolta mistica.
Il suo accanimento religioso si accentua con il passare del tempo quasi a mostrare una lucida follia nei suoi modi. Dopo l’incontro con lo starec Makarij, rinunciò a bere e mangiare carne e divenne un pellegrino che viveva principalmente di elemosina, ritornando a casa solo di tanto in tanto per occuparsi dei campi. Durante il suo pellegrinaggio a Kiev attirò l’attenzione del Vescovo.
Da quell’incontro la vita di Rasputin subì una svolta.
Si diresse a San Pietroburgo dove venne in contatto con grandi esponenti del misticismo.
Lì ottenne l’invito della principessa Milica del Montenegro e sua sorella Anastasia figlie di Nicola I del Montenegro entrambe appassionate di spiritismo.
Fu la stessa Milica a presentare Rasputin allo zar Nicola II e sua moglie Aleksandra.
Il monaco accrebbe facilmente la sua influenza presso la famiglia reale, sebbene il resto della nobiltà non condividesse la stessa simpatia. La zarina in particolare si legò particolarmente a lui credendolo, per ben due volte, il salvatore della vita del figlio Aleksej. Il bambino soffriva difatti di emofilia, malattia che aveva già preso la vita del fratello di Aleksandra e suo padre.
Con il primo conflitto bellico la situazione peggiorò. Molti esponenti della nobiltà attribuirono allo stesso monaco i disastri del conflitto per quanto egli ne fosse sempre stato ostile. Si ricordano le sue parole “Se la Russia va in guerra, sarà la fine della monarchia, dei Romanov e delle istituzioni russe”. Profezia che in un qualche modo si rivelò vera.
Da quel momento Rasputin divenne un personaggio sempre più scomodo. Un primo attentato alla sua vita che non andò a buon fine. La sua morte avvenne nella notte tra il venerdì 16 e sabato 17 dicembre per omicidio. Le indagini della polizia non andarono particolarmente a fondo.
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