Il nostro viaggio continua con la seconda parte di Un Antidoto contro l’Ateismo sempre tratto dalla selezione di Draculea di ABEditore e facente parte della rubrica in collaborazione con Bloody Reader (di cui vi consigliamo sempre e comunque l’articolo).
Il mistero del calzolaio di Slesia sembra non essere l’unico ad aver afflitto questo paese. More infatti ci parla di un evento accaduto qualche anno dopo riguardante un certo Cuntius, molto ben visto nella sua città almeno nel corso della sua vita.
In realtà come nel caso precedente, cercheremo di evitare di raccontare l’intera vicenda, in quanto siamo più che sicuri che preferiate leggerla per conto vostro. Tuttavia, alcuni elementi, ci sono ben necessari per analizzare la figura del vampiri quivi descritto.
Misteri e Stranezze degli ultimi giorni di vita e della morte di Cuntius
La prima stranezza di Cuntius avvenne poco prima della sua morte, dopo essere stato colpito dal proprio cavallo. Già da quel momento aveva cominciato a parlare riguardo ad alcune delle sue colpe senza però specificare quali. Questo elemento potrebbe essere alla base della genesi di questo vampiro. Come nel caso già narrato, anche qui non vi è nessun attacco e quindi nessun vampiro che possa aver trasmesso il morbo. Eppure Cuntius si rialza dalla propria tomba e, per qualche motivo, perseguita gli abitanti del villaggio. Anche questa, come abbiamo notato, è una caratteristica molto ricorrente in questi documenti e in diversi dei racconti trattati o che andremo a trattare.
Ancora una volta, quindi, dobbiamo rifarci al testo di Calmet che abbiamo trattato all’inizio.
Cosa risveglia queste creature? Ancora una volta abbiamo il dubbio se ci sia un intervento divino o addirittura del demonio stesso e nel caso particolare si sembra propendere per questa opzione.
Ovviamente, comprendiamo già dal titolo del trattato stesso, che lo More è quello di dare credito all’esistenza di Dio e di conseguenza del soprannaturale. Come ci ha fatto notare la nostra lettrice Roxanne, la chiesa, ai tempi, era un’istituzione molto potente e, per tale ragione, aveva un certo interesse a favorire determinate credenze. Il motivo? La paura chiaramente è un forte mezzo per controllare le popolazioni.
Certamente è comunque nostro dovere di ammettere che spesso è proprio il popolo il primo a denunciare stani comportamenti. Anche qui vediamo la figura del morto comparire ai cittadini, andare nelle loro case e soprattutto tentare di soffocare, percuotere, o minacciare persone che hanno fatto parte della propria vita. O no… Effettivamente, lo Spettro sembra tormentare perfino il parroco, alcuni servitori, cavalli, cani e bestiame. Potremmo dire che lo Spirito di Cuntius sia addirittura più aggressivo di quello del calzolaio.
Alla fine, come ormai è di consuetudine in questi episodi, la soluzione della vicenda è sempre quella di dissotterrare il cadavere e quindi bruciarlo. Come negli altri casi già discussi, anche qui, il morto sembra avere poco l’aspetto di un morto. Il cadavere non mostra segni di decomposizione e il corpo è flessibile e non rigido. Inoltre nel caso specifico sembra quasi che il morto opponga in qualche modo resistenza sia nel farsi portare via dalla propria tomba, divenendo oltremodo pesante, sia nel farsi bruciare, tanto che il boia è costretto a farlo a pezzi.
Prima di concludere il nostro summus, perché è così che possiamo definirlo, c’è un altro elemento che dovremo far notare. La presenza del gatto nero accanto all’uomo nel momento in cui questo ha elargito l’ultimo respiro. I gatti neri sono, per superstizione, non molto ben visti e spesso associati a figure quali le streghe o, più in generale, demoni. E quindi anche in questo caso sembra sia stata la creatura prendere con sé l’anima del morto quasi fosse un testimone della sua dannazione.
Ovviamente, noi, per parte nostra, non abbiamo nulla contro i gatti neri, e anzi ci sono pure simpatici, ma non possiamo negare che lo sventurato felino abbia probabilmente contribuito al diffondersi della leggenda che si è creata sulla morte di Cuntius. Chiaramente, vi consigliamo sempre di leggerla, e speriamo di riuscire un giorno ad averne anche noi una versione integrale.
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I gatti neri sono bellissimi e sensibili 😍😍 molto interessante anche questo articolo. Fremo per iniziare la raccolta
Io li amo, ma è vero che su di loro sono nate tante leggende. Però come vorrei uno XD
Il gatto nero ha un aspetto sinistro, che tra l’altro io adoro, ma proprio per contrastare le superstizioni ho scelto lui come protagonista del mio libro e l’ho chiamato pure Poe. È sempre bello vedere che alla domenica tu e bloody ci deliziate con i vostri articoli.
Il tuo libro sarà uno dei prossimi che voglio trattare appena smaltisco un po’ di materiale ti scrivo e ti prendo una copia 😉
A noi fa piacere che gli articoli ti piacciano cerchiamo di fare del nostro meglio
Finalmente riesco a commentare! Sai, io More proprio non lo sopporto, forse proprio per il suo bigottismo e il suo ostinarsi, ma lo ringrazio per aver lasciato queste testimonianze, sono molto utili per capire vari aspetti del vampiro folkloristico
Io credo che il problema sia che lui voglia “evangelizzare” quindi scrive proprio con lo scopo “queste sono prove che Dio esiste, redimetevi e convertitevi”, ma era così in generale in quell’epoca. Io le prendo come testimonianze del contesto socio culturale, e da questo punto di vista mi affascinano anche tanto.
Quanto mi piacerebbe poter indagare personalmente per capire se ancora persiste un retaggio delle credenze di quell’epoca! Vorrei capire cosa è rimasto e in cosa è mutato perchè fa parte troppo del folklore di troppe nazioni per essere scomparso del tutto..sarebbe bello interrogare i vecchietti delle zone rurali d’Ungheria, Bulgaria…A Benevento per esempio, esiste ancora una forte tradizione “magica” e tanti musei sui processi alle streghe e le loro storie…
Essendo della zona infatti vorrei indagare sulle leggende del Beneventano, magari andando proprio nei posti. C’è per esempio il mito delle Janare che erano appunto le streghe di questa zona, oltre al famoso noce, dove si diceva facessero i Sabba. Tra l’altro molte leggende, anche se distanti fra loro hanno dei punti in comune.
Ti consiglio “Janua” a Benevento allora, è un museo davvero interessante dove all’interno hanno pure un edizione del Malleus Maleficarum 😉
Uh assolutamente <3 Me lo segno per la prima occasione possibile.