Il 13 settembre del 2005, il primo episodio di Supernatural andava in onda negli Stati Uniti. Questa nuova serie voleva portare il genere horror nel panorama televisivo mainstream, ma ciò la metteva di fronte ad una sfida che molti prima di lei avevano perso. Due anni dopo, la serie arriva anche in Italia e da quel momento in poi, la sua popolaità sembra intramontabile.

Nota dell’autore

supernatural poster stagione 15

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Prima di cominciare, vorrei avvertire i nostri lettori che questa recensione sarà un po’ più intensa e personale del solito. Questa serie è stata una parte della mia vita così a lungo e così profondamente che sarebbe impossibile per me parlarne obiettivamente, ciò potrebbe risultare in opinioni molto forti e dettagliate che non tutti potrebbero condividere o capire.

Inoltre, questo articolo contiene alcuni leggeri spoiler che saranno nascosti dietro un rettangolo nero. Per visualizzarli, basterà selezionare il testo.

Trama

Dopo la morte della madre quando erano ancora molto piccoli, SamDean Winchester vengono “cresciuti come soldati” da un padre emotivamente distante. Egli insegna loro tutto ciò che sa sui mali paranormali che si nascondono negli angoli bui e le strade meno conosciute dell’America e come ucciderli. Supernatural segue i fratelli Winchester nel loro viaggio attraverso le strade desolate e misteriose del paese a bordo della loro Chevrolet Impala del 1967, a caccia di ogni forza oscura sovrannaturale che incrocia il loro cammino.

Recensione

Cominciando dalla fine

Il 20 novembre 2020, dopo un lungo processo reso ancora più complicato dalla presente pandemia, Supernatural giunge alla sua fine.

Contro ogni previsione, la serie è riuscita a durare per 15 lunghi anni e, al di là di ogni opinione sulla sua qualità, l’ultimo episodio è riuscito a suscitare di nuovo forti emozioni in molte persone, anche quelle che avevano deciso di smettere di guardarla anni addietro. Io sono una di queste persone.

Nel dicembre del 2015, dopo aver seguito Supernatural per quasi dieci anni, ho deciso che ne avevo avuto abbastanza. Allora, Supernatural era già arrivata alla decima stagione e molti pensavano che sarebbe stata anche l’ultima. Qualche settimana prima che decidessi di smettere di guardarla, tuttavia, Supernatural fu rinnovata per un’undicesima stagione.

Fu esattamente quella la ragione per il mio ripensamento. Già allora, a mio parere, Supernatural aveva subito un declino di qualità che, nonostante il mio intenso amore per i personaggi e le storie che raccontava, stava diventanto estenuante. L’unica ragione per cui non avevo deciso di smettere di guardarla prima era che la decima stagione sarebbe dovuta essere l’ultima ed era molto importante per me sapere come sarebbe finita.

Circa un mese fa, le circostanze sono cambiate.

Sapevo già da quasi un anno che la quindicesima stagione sarebbe stata l’ultima e, anche se ero titubante nel dare un’altra possibilità alla serie, la consapevolezza che avrei finalmente saputo il suo vero finale mi ha spinta a riguardare l’intera serie per poter vivere la fine della storia nel momento stesso in cui accadeva. Mi chiedo ora se sia stata la scelta giusta.

L’Idea

L’intera idea dietro Supernatural proviene da una sola persona: Eric Kripke.

Kripke si imbarcò nel progetto con l’idea di portare sugli schermi televisivi un viaggio epico – al pari de Il Signore degli Anelli o anche Star Wars – che puntasse i riflettori su un’esperienza intrinsecamente Americana che andasse molto più in profondità rispetto al cliché holliwoodiano che ci arriva di solito da oltreoceano.

Inoltre, Kripke aveva un piano specifico per la storia che doveva durare soltanto cinque anni e che cominciava e finiva con un riflesso del mito cristiano di Caino e Abele.

Nonostante l’intenzione di Kripke potrebbe originariamente esser sembrata ambiziosa, la sua esecuzione – una storia contenuta interamente nelle prime cinque stagioni della serie – aveva un senso di coesione e coerenza che quasi tutti i fan di Supernatural sono d’accordo nel definire gli anni d’oro della serie.

La storia

Dunque, dopo aver perso la madre ed aver imparato dal padre come cacciare, questi due fratelli ridicolmente prestanti attraversano l’America alla ricerca del sovrannaturale (ma va!) per distruggerlo.

Nel corso della serie, incontriamo molti mostri che sono diventati elementi classici del genere horror: fantasmi, ghoul, vampiri, lupi mannari, insieme a figure del folklore Nativo Americano per aggiungere autenticità. Ma se la mitologia iniziale di Supernatural sembra abbastanza semplice, le cose si complicano nelle stagioni successive quando entità come demoni, angeli e una serie di creature del folklore mondiale vengono introdotte, per non parlare poi di una buona fetta di divinità pagane, che vengono gestite con diversi gradi di tatto.

L’introduzione di questi elementi permette alla storia di porre domande filosofiche più profonde. L’esistenza di divinità al di là della tradizione cristiana con cui sono intrecciati i personaggi principali, in particolare, sfida i concetti di destino e libero arbitrio e i preconcetti che i personaggi stessi hanno, insieme alla contrapposizione tra i ruoli che sono loro stati assegnati e il loro desiderio di ribellarvisi.

I personaggi posseggono versatilità e una comprensione profonda di tropi letterariSam Winchester è presentato nella storia come il figlio ribelle, il secondogenito che rifiuta le aspettative del padre e sembra portare un punto di vista razionale all’emotività celata dimostrata da Dean, il primogenito che non mette mai in discussione la famiglia neanche quando essa finisce per ferirlo. Lo scontro tra il desiderio di libertà di Sam dalla “attività di famiglia” e la quasi idolatria da parte di Dean verso il padre e i suoi insegnamenti è esplorato nelle stagioni iniziali e si intreccia con il tentativo disperato e diametralmente opposto dei due fratelli per il desiderio di una famiglia.

Il nucleo di Supernatural

Al di là della sua premessa ingannevolmente semplice (gli eroi vanno a caccia di mostri -> gli eroi vincono contro i mostri -> gli eroi spostano la caccia in un’altra città, e così via ad infinitum), il successo di Supernatural è stato solo grazie alla vastità degli altri e più profondi argomenti che esplora e che nessuno si sarebbe mai aspettato dalla sua struttura di singolo-caso-ad-episodio.

Sam Dean Winchester, insieme ai moltissimi altri personaggi che vanno e vengono nel corso del loro viaggio, fanno parte di un ritratto accurato di numerosi e complessi temi come: la malattia mentale, il disturbo post-traumatico, l’alcolismo e altre dipendenze, le tendenze suicide, la mascolinità tossica, la riluttanza al cambiamento, la macchina da guerra capital-consumeristica americana, le relazioni famigliari, il libero arbitrio, il significato di destino e fato, le aspettative famigliari e molti altri.

Se le prime cinque stagioni fanno un lavoro discreto nell’affrontare suddetti temi, c’è un’altra faccia della medaglia che bisogna considerare. Come si continua adeguatamente una storia ben oltre il suo piano iniziale?

Supernatural nel 2020

Non si può certo dire che i temi citati sopra abbiano smesso di esistere il momento che Kripke si è lasciato alle spalle Supernatural. Il sottofondo più serio che i personaggi affrontano non lascia mai la storia di Supernatural. Il problema, tuttavia, è che il modo in cui gli argomenti vengono affrontati sembra esser rimasto nel 2010.

Durante il mio rewatch del 2020, è diventato sempre più ovvio per me che i problemi che inizialmente avevo ignorato o spiegato grazie al mio amore per la serie non solo erano diventati ancora più problematici quando rivisti dalla mia posizione moralmente più sviluppata, ma che la serie stessa non era cambiata e non era avanzata nel modo in cui trattava i suoi argomenti più delicati.

Supernatural ha sempre avuto un problema con i suoi personaggi femminili e di colore. Le donne di Supernatural, specialmente quelle ricorrenti che osano mostrare vulnerabilità, finiscono spesso in tragedia. Mary Winchester (interpretata da Samantha Smith), Ellen e Jo Harvelle (interpretate rispettivamente da Samantha Ferris e Alona Tal), Jessica Moore (interpretata da Adrianne Palicki). Tutte donne che muoiono in modi orribili per far avanzare la storia di Sam e Dean nelle prime cinque stagioni della serie. Mary e Jess muoiono entrambe nel primissimo episodio in un classico esempio del cliché della “Donna Sacrificabile“. Un destino condiviso alla stessa maniera dai personaggi di colore e quelli LGBT+. Castiel (interpretato da Misha Collins), che ha cominciato a far parte di Supernatural nella quarta stagione e la cui morte solo pochi secondi dopo una confessione d’amore strappalacrime per Dean ha fatto esplodere il web quando l’episodio è andato in onda il 5 novembre. Allo stesso tempo, tuttavia, la serie sembra fare di tutto pur di redimere i suoi personaggi più malvagi a patto che siano bianchi, etero e maschi, senza mai far loro affrontare seriamente le conseguenze delle proprie azioni. Le donne vengono punite, gli uomini perdonati con una pacca sulla spalla.

E’ frustrante accorgersi di questo difetto, specialmente quando, nel suo cuore più profondo, Supernatural si fa portatrice di una storia emotivamente impressionante. Ancora più esasperante come fan è realizzare che ogni volta che un nuovo tema viene introdotto, viene poi trattato con una superficialità inconcludenza che diventano sempre più stancanti e difficili giustificare.

Supernatural sembra incapace, specialmente ma non limitatamente dalla sesta stagione in poi, di trattare i suoi personaggi in maniera conscia. Tutto viene utilizzato come uno strumento momentaneo per far scorrere la trama per essere poi quasi immediatamente dimenticato. Colossali punti della narrazione come le tendenze suicide di Dean o l’enorme peso sulle spalle di Sam di ribellarsi contro un destino distruttivo sono trattati come siparietti insignificanti da conservare in freezer dopo un paio di episodi e scongelare solo quando sono di nuovo utili. Come se questi pesi emotivi non avessero alcuna conseguenza sui personaggi e il modo in cui vivono e interagiscono nel mondo che li circonda.

A mio parere, una grossa ragione per questo fallimento è che dopo la quinta stagione, Supernatural ha perso molto del suo cuore e della sua consistenza.

Nel 2005, era molto difficile che una serie TV horror ottenesse il successo che Supernatural si è guadagnata. Nel panorama televisivo contemporaneo veloce e affollato, dove è quasi impossibile per una serie essere rinnovata oltre le tre o quattro stagioni, l’impressione è che Supernatural abbia sprecato l’opportunità che aveva di raccontare una storia così estesa.

Tutti i temi che aveva introdotto fino a quel momento, tutte le domande esistenziali, le opinioni che aveva espresso, sarebbero potute essere esplorate con nuova profondità grazie alla presenza prolungata sul panorama televisivo che le era stata data. Invece, dalla sesta stagione in poi, la miriade di scrittori e registi è caduta nella classica trappola di far diventare ogni stagione Più Grande! Più Cattiva! e Più Apocalittica! Dimenticando, di conseguenza, le basi essenziali che avevano dato dei grandi inizi a Supernatural e che le avevano permesso di raccogliere un pubblico così devoto.

La trappola di Supernatural

Dopo tutte le critiche fatte finora, potreste chiedermi perchè ritornare? Perché, dopo cinque anni, tentare di dimenticare tutta la frustrazione e il disappunto che mi aveva fatto abbandonare la serie per poi non solo ricominciare a guardarla, ma addirittura ricomiciare dall’inizio? Per farla breve: amore.

Perchè Supernatural è sempre stata fatta di persone che la amavano.

Supernatural è nata da un’idea di amore, un’idea di avventura e famiglia che, nonostante le vicissitudini che i personaggi hanno affrontato, non era mai vacillata. Una famiglia che era sfociata oltre lo schermo, attraverso la produzione e il cast, e verso il suo pubblico. Per esprimerla a parole, usando probabilmente la citazione più amata della serie: La famiglia non è solo appartenenza di sangue.

Il cast

Jared PadaleckiJensen Ackles, che interpretano rispettivamente Sam Dean, sono sempre stati molto aperti nella loro espressione dell’amore che provavano per i loro personaggi. Sarebbe difficile non legarsi in qualche modo a qualcosa che fa parte della tua vita per quindici anni. Misha Collins, che interpretava l’angelo Castiel ed è diventato quasi immediatamente un preferito dei fan sia sullo schermo che fuori, è sempre stato anche lui molto esplicito sull’argomento. Attraverso gli anni, il loro sostegno deciso e positivo è diventato una forza portante di Supernatural. La loro passione è stata sicuramente una guida per il seguito internazionale che la serie si è guadagnata.

I fan

Non è per niente azzardato presumere che l’unica ragione per cui Supernatural è riuscita a sopravvivere così a lungo sia stato il vigore a volte quasi fanatico dei fan che l’hanno supportata.

Nonostante la maggior parte delle stagioni dopo la quinta siano un disastro di trame secondarie e una quantità interminabile di episodi filler – la settima stagione è inconclusiva e anticlimax, l’ottava è un noioso disastro con troppi episodi filler e la nona è addirittura difficile da guardare, per citarne alcune -, la serie è sempre stata buona abbastanza da rendere quasi impossibile allontanarsene.

Rivederla tutta in tre settimane mi ha ricordato molto facilmente tutte le ragioni per cui l’avevo amata e ha reso deprimentemente ovvio quanto – a dispetto della dimostrabilità dell’importanza che i fan più appassionati hanno avuto nel suo successo – le persone a capo della serie odino i suddetti fan.

Il fandom, tutti quelli che non hanno mai vacillato dal primo giorno, non sono mai stati timidi nel dichiarare esattamente cosa ne pensavano della serie, cosa si aspettavano da essa e di cosa avrebbero fatto volentieri a meno. Anche se condivido l’opinione che i creatori di una storia non dovrebbero sottomettersi ai desideri del suo pubblico, quando parliamo dei problemi di Supernatural, la conversazione è leggermente più complessa.

I problemi di Supernatural non sono solo quisquilie narrative; molto spesso si tratta di una ferita aperta che sopravvive per varie stagioni e, per quanto il network vorrebbe distanziarsi da loro, è semplicemente impossibile per una serie che dura 15 anni non interessarsi in qualche modo alle conversazioni che accadono tra il suo seguito. Dal mio punto di vista da fan, quello che è sembrato succedere con Supernatural nelle stagioni più successive è stato che gli showrunner hanno spesso fatto promesse vuote ai fan. Per esempio, se ritorniamo all’episodio che ha fatto esplodere il web, s15.e18. Quasi immediatamente dal suo arrivo nella serie, una grossa fetta del fandom ha espresso fragorosamente il proprio desiderio per la relazione tra Castiel e Dean di trasformarsi in una di tipo romantico. Dopo aver inizialmente trattato la nozione come poco più di uno scherzo, gli showrunner hanno poi cominciato una campagna lunga anni di queerbaiting arrivata al culmine con la scena che i fan avevano così tanto aspettato. Castiel aveva confessato, ad alta voce e senza ambiguità, il suo amore romantico per Dean… e solo pochi secondi dopo era stato esiliato nel Vuoto, una specie di inferno più profondo dell’inferno. E’ stato possibilmente l’esempio più veloce di “Bury Your Gays” a cui il web abbia mai assistito.

A prescindere da cosa uno ne pensi dell’argomento Destiel, (questo tipo di trattamento era già stato riservato a un’innumerevole quantità di altri personaggi nella serie) per un gruppo di fan che avevano sempre sostenuto ciecamente la serie e le avevano dato una chance, vedere gli sceneggiatori fare una bravata del genere è stato deludente nel migliore dei casi e apertamente malevolo nel peggiore. Il fandom ha sempre perdonato, si è morso la lingua per anni e ha donato la propria fiducia dicendosi “Sempre meglio di nulla, almeno ci stanno provando.” Per loro, s15e18 è stata l’ultima di una serie di porte sbattute in faccia.

Tornando indietro

C’era qualcosa di magico nel primo terzo della storia di Supernatural. Le stagioni dalla uno alla cinque avevano costruito le fondamenta che avevano garantito alla serie l’amore che era riuscita ad inspirare nei fan. Con l’uscita di Kripke, c’è stato un ovvio declino in qualità che nessuno ha potuto negare, ma è solo dall’undicesima stagione che la situazione è diventata tragica.

Non ho la minima idea del perchè, non posso neanche cominciare a teorizzare quale sia stata la ragione per una tale scelta, ma dall’undicesima stagione in poi, è sembrato che tutto ciò che i registi volevano fare con Supernatural fosse disfare tutto ciò che l’aveva resa amabile.

Gli sceneggiatori, i registi, il network? E’ impossibile dire su chi ricada la responsabilità, ma chiunque sia ha cominciato una crociata di eliminazione di tutto ciò che rendeva Supernatural cos’era e che si è conclusa con un finale che sarebbe generoso definire deludente, ma molto più accurato dire che ha suscitato in me, personalmente, una rabbia che non avrei mai pensato di provare per una storia di finzione. E’ esso stesso un testamento di Supernatural il fatto che, anche dopo quindici anni, riesca ancora a provocare emozioni così forti.

E adesso?

Anche con tutta la rabbia che ho spesso dimostrato parlando di questa serie nella vita reale con le persone che mi circondano e specificamente in questa recensione, la cosa più grande che mi rimane dopo l’ultimo episodio è l’enorme senso di tristezza che si crea vedendo una cosa che tanto avevo amato peggiorare progressivamente e in maniera crescente e perdere tutto ciò che la rendeva affascinante e dava essa un significato.

E’ ingiusto, poi, che questo peso ricada sugli attori che ne hanno fatto parte, che hanno dato così tanto alla serie e hanno ricevuto così poco in cambio. Quando una storia finisce così male, macchia inevitabilmente molte delle emozioni positive che l’avevano distinta.

Ora, in questa preciso istante, è molto difficile per me superare l’amarezza di un finale deludente, ma spero che col tempo, ciò che rimarrà, a me e agli altri fan che condividono questo punto di vista, sarà l’aver trovato nell’esprienza condivisa di Supernatural nuove amicizie, nuove consapevolezze e nuove storie.

Potrebbe sembrare un’enorme dimostrazione di presunzione dirlo apertamente; ma il tradimento che sento riguardo il modo in cui Supernatural è finita è dovuto al fatto che mi sento in diritto di dire che Supernatural era anche mia e, per questo motivo, mi è stata rubata.

Supernatural era mia. Supernatural era di ogni fan che l’aveva guardata dal primo giorno senza mai fermarsi, a differenza di me. Supernatural era degli attori che l’avevano resa bella. Era di Jared Padalecki che le deve una grossa fetta della sua vita, di Jensen Ackles che, piuttosto che trovare una rivincita nel sapere che forse la sua opinione iniziale del finale non era poi così sbagliata, sta molto più probabilmente provando rimorso. Era di Misha Collins che ha dato un enorme contributo al suo successo e ha ricevuto solo briciole in cambio da quelli su cui contava per raccontare una storia fedele. Supernatural è stata solo brevemente dei registi, del network, degli sceneggiatori ed è esattamente per questo che il finale brucia così tanto.

Ai fan era stato detto che dopo tutto, Supernatural non era mai nostra, ma è una bugiaSupernatural è nostra, e siamo noi che decidiamo i modi in cui ci appartiene.

Questo articolo non sarebbe ciò che vedete senza l’inestimabile contributo di S. Noakes, che non solo ha offerto il suo tempo libero per assicurarsi che fosse leggibile, ma ha anche effettuato delle aggiunte essenziali che hanno contribuito ai punti di questa recensione.

Grazie di cuore, S.! 

Autore


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