Attraverso i cancelli della chiave d’argento è l’ottavo titolo che appartiene alla nostra rubrica Orrori dagli Abissi.
Molti di voi avevano forse perso le speranze di vederci continuare questa rubrica. Eppure eccoci qui. A continuare questo nostro viaggio all’interno dell’universo (perché mondo sarebbe riduttivo) creato da Lovecraft.
Vi ricordiamo che questa non è una recensione, ma piuttosto un’analisi perciò: SPOILER ALERT!
Attenzione: questo articolo contiene spoiler. Tuttavia può essere un pratico approccio per chi vuole affacciarsi al mondo di Lovecraft e vuole prendere visione a grandi linee di quello che troverà all’interno. Vi consigliamo, in ogni caso, la lettura dell’opera originale.
Attraverso i cancelli della chiave d’argento – Trama
Seduti ad un tavolo sono seduti quattro strani personaggi Etienne de Marigny, lo Swami Chandaputra, uno studioso di scienze occulte Phillips e il legale Aspinwall. Quest’ultimo rappresenta i parenti di un tale Randolph Carter, scomparso ormai da lungo tempo, che vogliono entrare in possesso delle sue proprietà. Un’orologio a quattro lancette che non batte un tempo terrestre fa da sottofondo alle loro parole, così come i fumi dell’oliano alimentati da un vecchio dalla pelle nera.
Il mistero di Randolph Carter
Seppure non visivamente presente Randolph Carter è il vero protagonista di questa storia. Tuttavia la paternità di questo personaggio non appartiene a Lovecraft, bensì ad Edgar Hoffmann Price, suo amico e corrispondente, che invio il proprio testo a Lovecraft perché voleva dare un seguito alle avventure di questo suo personaggio. Lovecraft lesse il testo e lo riscrisse completamente in quello che è appunto il racconto che andiamo ad esaminare in questa sede.
Randolph Carter è un discendente dello stregone Edmund Carter che fuggì dalla caccia alle streghe di Salem e si era rifugiato sulle montagne a ridosso di Arkham. E lì si diceva che anche Randolph si fosse diretto prima di sparire. Con lui aveva una pergamena con delle strane iscrizioni e una chiave d’argento con incisi una serie di simboli arcani.
Si diceva che già da ragazzo egli fosse sparito una volta per poi ricomparire con una strana conoscenza di avvenimenti futuri. Esoterista e profondo conoscitore dell’occulti aveva acquisito una profonda conoscenza di quei misteri che vanno al di là del mondo per come noi tutti lo conosciamo. Molti più di quanti è concesso all’uomo di conoscere.
La chiave d’argento e i misteri del cosmo
La chiave d’argento, insieme con al pergamena che l’accompagna, è ciò che permette a Carter di superare le barriere del tempo e dello spazio e perfino di dimensioni che non potrebbero essere spiegate né con le parole, né tramite il semplice uso dell’intelletto umano.
L’importanza di questo racconto in realtà consiste proprio nel dare un’idea complessiva, seppure non ancora esaustiva, dell’universo generato dalla mente di H. P. Lovecraft. Attraversando i cancelli della chiave d’argento si varca quella che è di fatto la prima porta e che porta il nostro protagonista faccia a faccia con le entità degli antichi ed in particolare quello che risponde al nome di UMR AT-TAWIL. Vediamo una vera e propria cerimonia di questi esseri dell’immaginario lovecraftiano e di come l’essenza di Carter prenda ad unirsi a loro per poi addentrarsi sempre più profondamente verso la soglia ultima dove tutti i concetti di materia, tempo, spazio, perfino di identità perdono di significato.
Carter comincia a vedere se stesso in tutte le sue forme, in quelle delle sua giovinezza e contemporaneamente quelle della sua età adulta, terrestri e non terrestri e via dicendo. Un’unica grande entità dalle mille forme e sostanze. L’essere chiunque senza essere davvero nessuno tutto questo si concentra in una figura che un tempo era umana e che ora… non si può realmente definire cosa sia.
L’immaginario lovecraftiano
Senza anticiparvi troppo, analizzando Carter, la sua figura e il suo viaggio possiamo cominciare a comprendere parti fondamentali dell’universo di Lovecraft che ritroveremo poi anche in altri racconti, esaminati e non.
Il tempo, tanto per cominciare, non può essere più concepito come unità di misura. Passato, presente e futuro spesso coesistono in un unico istante infinito. Un insieme di istanti che pure sono lo stesso istante, che si sovrappongono e pure coesistono. Lo spazio segue lo stesso processo, sebbene sia molto più ampio di quello che riusciamo a presagire.
Universi, dimensioni, pianeti che vanno al di là delle galassie conosciute. Anni e anni luce lontani da noi e, ancora, strati di piani dimensionali che si intersecano e che allo stesso tempo sono così lontani gli uni dagli altri che solo tramite i sogni è possibile raggiungerli.
Ed ecco l’ultimo punto: il sogno. I sogni in Lovecraft diventano un po’ le chiavi di accesso ai vari misteri che altrimenti non saremo in grado di comprendere. Molti personaggi entrano con contatto con il loro destino e anche con le “entità” proprio tramite i sogni. Lo abbiamo già visto ne I sogni nella casa stregata, per esempio, ma in questo racconto raggiungiamo livelli ancora più elevati.
Ora non voglio davvero svelarvi tutto, sebbene io ne sia fortemente tentata perché questo è sicuramente uno dei racconti più complessi dell’intero panorama. Ci fermeremo qui nella speranza che anche a voi possa piacere l’idea di approfondire l’argomento e che all’occorrenza potremo ancora discuterne in futuro.
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