Premessa al Black Veils
Tra i movimenti underground, quella che è chiamata “sottocultura vampiro” si è sviluppata a metà degli anni novanta negli Stati Uniti, emergendo dalle fila degli ambienti goth coi quali a tutt’oggi resta una forte similitudine estetica, filosofica e musicale.
La prima vera comunità fu fondata il 7 agosto 1995 a New York dal Maestro Fangsmith (costruttore di zanne) Father Sebastiaan Van Houten. Già personaggio di spicco all’interno delle “community vampyre” locali, egli iniziò a organizzare eventi a tema su richiesta dei proprietari del “Mother” leggendaria discoteca sulla Streets 14, nel distretto di Washington. Nel 1995, traendo ispirazione dal titolo di una vecchia canzone, le serate prendono il nome di “Long Black Veil”,oggi conosciute come “Endless Night”. Intanto, la comunità da lui creata, il Sabretooth Clan, cresce rapidamente in numero e qualità diventando la prima e più influente comunità al mondo anche grazie al rilascio, l’anno precedente, nelle sale cinematografiche del film gotico e vampiresco per eccellenza: “Intervista col vampiro” che rilanciò l’interesse collettivo verso l’argomento.
Father Sebastiaan, nel 1998, assieme ad altre figure di spicco come Michelle Belangier (esperta di occulto) e Rosemary Ellen Guiley elabora la filosofia, la spiritualità e le regole comportamentali adottate all’interno del Sabretooth, in un libro che ad oggi, è considerato la “Bibbia” delle confraternite vampiro: il Black Veils.
Black Veils – Recensione
Davanti a me ho l’ultima edizione (2020), il Black Veils Master Vampyre Edition. La mia copia è la num.781.
Il libro, in lingua inglese, si compone di 255 pagine, sulla copertina liscia e morbida spiccano due simbologie: l’Ouroboros, un cerchio formato da un drago che si morde la coda e una particolare croce ansata, l’Ankh; il primo rappresenta la ciclicità della natura attraverso il potere della rigenerazione, il concetto che nulla viene distrutto ma rinasce sotto altre forme, l’altro simboleggia la forza vitale e l’immortalità delle energie di cui siamo composti e di cui abbiamo bisogno per essere in equilibrio psicofisico.
Introduzione e avvertenze
L’indice si trova nelle prime pagine, subito dopo alcune testimonianze come quella di Donald Wayne Henrie, microingenere elettronico e real vampire star dello show Mad Mad House, che afferma: “il Black Veils è da considerarsi un testo sacro per tutti coloro che si avvicinano alla cultura vampiro, oggi più di ieri”.
Basta leggere gli argomenti nel sommario per rendersi conto che Black Veils non è solo per “gli iniziati”( come credevo) ma per chiunque voglia conoscere una realtà non più tanto nascosta: l’autore comincia dal principio: la nascita del clan Sabretooth, i primi eventi al Mother, il brevetto dell’Ankh la cui parte finale assomiglia ad una scimitarra e simboleggia l’accettazione dei “veli neri”, al significato di essi ma prima di entrare nel cuore di quest’opera, come un antro che conduce ad un mondo parallelo e oscuro, troviamo un’avvertenza:
The book of the Black Veils are written for serious individuals who wish to unlock their hidden potencial. The rituals and mysteries whithin these pages require the seeker to be of sound mind and body.
If you suffer of mental disorder, such as bipolar disorder or schizopherenia, such as heart disease, epilepsy, please for your own safety, refrain from exploring the Mysteries whitin
Il libro dei Veli Neri è scritto per individui seri che desiderano sbloccare il loro potenziale nascosto. I rituali e i misteri contenuti in queste pagine richiedono che il ricercatore sia sano di mente e di corpo.
Se soffri di disturbi mentali, come il disturbo bipolare o la schizofrenia, come le malattie cardiache, l’epilessia, per favore, per la tua sicurezza, astieniti dall’esplorare i Misteri all’interno.
Da questo passo in avanti la lettura è fluida (nonostante io non sia agilissima con l’inglese), gli argomenti si susseguono per schemi e analizzati in modo molto semplice e diretto, non ho trovato nulla, nessun concetto o passaggio che non sia spiegato “come ad un bimbo di cinque anni”.
Si comincia col distinguere il mito del vampiro cinematografico dalla condizione dei “real vampires”, persone mortali con accentuati bisogni energetici che soddisfano attraverso vari tipi di “feeding” e appare subito chiaro che il Black Veils incoraggia e promuove esclusivamente l’alimentazione psichica, astrale ed elementale attraverso l’insegnamento di numerose tecniche che portano allo sviluppo sensoriale e alla capacità di condivisione energetica.
Le regole
Passiamo ai “veli neri” veri e propri, le regole comportamentali che, in verità, già conoscevo. Eppure leggerle e rendersi conto di quanto siano accurate e giuste è tutta un’altra cosa e non mi stupisce che siano state condivise da chiunque sia partecipe o vicino alle comunità vampiro, in qualunque parte del mondo esse si trovino!
Ogni “velo” promuove un aspetto dell’evoluzione personale, eccone alcune:
- DISCREZIONE “Fai attenzione nel rivelare la tua natura. Spiega cosa sei, non per spaventare, ma per insegnare e informare. Non ostentare ciò che sei, e sappi che, che tu voglia o no, le tue azioni si riflettono sulla comunità. Condividi la tua natura solo con le persone che hanno la saggezza per accettarla e capirla, e impara a riconoscere queste persone”.
- DIVERSITÀ “Rispetta le scelte e le credenze di ogni singola persona. Impara da tutti e mostra ciò che sai. La nostra diversità è la nostra forza, e noi non dobbiamo permettere fraintendimenti e non indebolire la comunità”.
- CONTROLLO “Non permettere alle tenebre di consumarti. Sei molto di più della tua sete, e puoi esercitare un controllo consapevole. Non essere spericolato. Agisci sempre con intelligenza e in sicurezza. Non nutrirti perchè pensi che ti renda forte, nutriti perché è quello che devi fare. Sii fedele alla tua natura, ma non usarla come scusa per mettere in pericolo ciò che è intorno a te”.
- SICUREZZA “Usa il cervello quando riveli la tua natura. Non raccontarne quando sei in luoghi pubblici. Nutriti in privato e accertati che il tuo donatore sia sempre discreto su quello che accade tra voi due. I donatori che creano scompiglio tra di noi fanno più danno di quello che valgono. Se ti impegni in un salasso, sii discreto e sicuro sopra ogni altra cosa. Le malattie trasmissibili con il sangue sono cose reali, e noi non possiamo rischiare di danneggiarci comportandoci da irresponsabili. Assicurati che i donatori siano in buona salute, sia mentale che fisica. Non eccedere e non adagiarti sugli allori. La sicurezza della comunità dipende da ognuno dei suoi membri”.
Naturalmente queste sono solo alcune delle tante “leggi”. Gli altri veli fanno riferimento alla cura ed al rispetto dovuto ai donatori di energia (o sangue), alla responsabilità di essere un leader all’interno di un clan, all’importanza della territorialità e del rispetto dovuto ad un membro meritevole. I veli neri incoraggiano fortemente, inoltre, l’impegno sociale: “quello che siamo non è una scusa per non partecipare alla realtà. È invece un obbligo rendere il mondo un posto migliore per vivere”.
Attraverso la rigida filosofia dei veli neri dunque, i vampiri di Father Sebastiaan sono persone perfettamente calate nella società odierna, rispettose delle leggi, discrete e lungimiranti, salutiste poichè “non è rispettoso inquinare il corpo con droghe o simili” ma sono nello stesso tempo individui che attraverso la meditazione o la semplice introspezione, sanno rivelare gli aspetti più profondi della personalità, pulsioni e desideri (entro i limiti della legalità) vanno realizzati e soddisfatti con una vita piena di piaceri, bellezza, divertimento e unione. La prima cosa che i real vampires cercano di “suggere” è tutto quello che la vita ha da offrire!
Il libro prosegue spiegando il “risveglio”, la “consapevolezza” e l’“accettazione”, i rituali di iniziazione alla condizione di “vampiro” e poi celebra questi doni quasi obbligando a portare nella vita del “nuovo nato” bellezza, eleganza, romanticismo, decadenza, cultura, sensualità.
Tralascio volutamente altri succulenti argomenti nella speranza che sia riuscita ad incuriosire quante più persone possibili, che queste riescano ad aprire la loro mente a realtà diverse da quelle che siamo abituati a conoscere e che ci fanno sentire al sicuro.
Conclusioni
Non sono profana a ciò che riguarda il vampirismo e non potevo non avere questo libro che contrariamente all’autore, consiglio solo a chi davvero si sente predisposto a guardare oltre, ci sono in esso molti concetti legati alla spiritualità e alla metafisica e pratiche lontane dall’essere minimamente accettate nel nostro tempo.
Per quanto Father Sebastiaan cominci dalle origini, per apprezzare questo lavoro è imprescindibile il vero interesse verso l’argomento, la curiosità non basta. Il messaggio ricorrente è di fare introspezione, guardarsi dentro e capire chi realmente siamo e vorremmo essere per poi lavorare per diventarlo, non bisogna negare l’esistenza in ognuno di noi di un lato oscuro, ma avere il coraggio di indagare e, se la morale e la legge lo consente, di assecondarlo. Da vera seguace di Carl G. Jung non potevo non apprezzare!
L’essenza dell’essere vampiro è incentrata sull’orgoglio stesso di esserlo, sul godere pienamente dei doni che da esso derivano e vivere la vita pienamente… “alcuni sono fatti di oscurità ma viviamo alla luce”.
Quello che ho meno apprezzato nel Black Veils è che l’alimentazione “sanguinarians” (reintegrare energia prana attraverso l’assunzione di sangue da donatori adulti e consenzienti) è descritta come una sorta di capriccio, di convinzione sbagliata da parte di alcuni real vampires di non potersi approvvigionare di energia in altro modo. Come estrema ratio a riguardo viene suggerito di svolgere “queste pratiche” all’interno di una relazione stabile di coppia. Tutto ciò è giusto, ma il lettore rischia di collegare, sbagliando, il vampirismo sanguinarians alla Sindrome di Renfield che, descritta in breve, è una parafilia dove l’atto di bere sangue porta al piacere sessuale mentre il “real vampirismo”, che sia sanguinario, elementale o psichico, col sesso non centra nulla.
Il mio parere è un altro: nessuno cerca la via più difficile e pericolosa se è in grado di percorrerne una più semplice. Tuttavia capisco anche la posizione di Father Sebastiaan come personaggio pubblico ed il suo dovere di non promuovere pratiche discutibili ed effettivamente poco sicure.
Mantenersi nel mezzo è difficile come del resto riassumere e spiegare un testo come il Black Veils senza rischiare di sminuire o esaltare una realtà che, ci piaccia o no, è in mezzo a noi!
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