Il segno opposto è il titolo del nuovo romanzo del giornalista pubblicista Stefano Ferrara, improntato sul genere narrativo contemporaneo e sociale che parla del delicato tema della migrazione. Edito da Saggese Editori per la collana nazionale. Un romanzo che fa da ponte tra due mondi e tra due culture.
Trama – Il segno opposto
Yasir è un profugo siriano sbarcato sulle coste meridionali italiane e sistemato in un centro d’accoglienza dove diviene manodopera per caporale. Dall’audace e coraggiosa inchiesta di un giornalista, abile a infiltrarsi nella struttura sorta accanto a un vero e proprio ghetto, dipenderanno la sua salvezza, una nuova casa in cui essere accolto e la denuncia di uno stato d’oppressione.
Tra i paesaggi lontani di una piana fertile bagnata dal mare, rovine mute, cime pietrose ed echi lontani di un Sud desolato dove la bellezza affiora nelle crepe dei secoli, nasce una storia d’amore tra due diversi, eppure simili nei dolori che la vita ha procurato loro. Un amore dirompente e imprevisto, un incontro tra culture differenti sotto lo stesso tetto, che sancisce la possibilità di una coesione tra mediterranei, di un intreccio di radici in cui l’identità del posto e di chi vi è nato si fonde con quella di chi proviene da una terra lontana.
Sullo sfondo, il ruolo del giornalismo e la sua missione imprescindibile, il coraggio di una generazione che decide di restare tornando al mestiere degli avi, l’umanità autentica che cova, silente eppure nitida, sotto il frastuono della propaganda.
Recensione
Lo stile narrativo di Stefano è molto elegante, fine. Scrive in una maniera delicata e poetica. Plana sui concetti anche più crudi e scabrosi con molta intelligenza.
Ci regala una storia attualissima e sconcertante, nonostante sia un verità lampante, sembra ancora appartenere a quella schiera di argomenti che le persone considerano taboo. Vogliono tutti ignorare determinate storie, nascondendo tutto ciò in un angolo della propria mente.
Anche se è stato difficile ho accolto le descrizioni delle scene più crude con rassegnazione perché fanno luce su un mondo crudele di sfruttamento e verità nascoste che mai dovremmo ignorare.
Proprio le verità taciute sono oggetto di spunto per i giornalisti che vivono per raccontare ciò che va rivelato, per informare, per istruire e soprattutto, per aprire gli occhi di tutti coloro che per un motivo o per un altro non li vogliono aprire.
L’inchiesta di Cervati
Ho apprezzato molto il personaggio del giornalista Guido Cervati che con coraggio svolge l’inchiesta sotto falsa identità. Il suo scopo, alquanto veritiero è quello di scrivere un articolo di denuncia sul mondo della malavita organizzata.
Giustamente fa luce sulla speculazione di coloro che operano nell’ombra creando un business sulle vite dei migranti. Il ruolo di Cervati è fondamentale nella trama, sebbene faccia da tramite, Guido ci condurrà alla verità, ma soprattutto a Yasir, descrivendo il mondo oscuro di cui è protagonista.
La storia di Yasir
La storia di questo giovane siriano induce il lettore a tantissime riflessioni, la storia diventa sempre più coinvolgente dalla seconda parte del libro. Piano, piano che comprendevo la sua vita e il coinvolgimento emotivo passato e presente, soprattutto nei confronti della famiglia De Chiara, con Alberto e Francesca ho accelerato la lettura, per assaporare la sua storia.
Tali vicende antecedenti la fuga dal suo paese devastato dalla guerra sono struggenti e scabrose, causate da una guerra infruttuosa e infinita. Inevitabilmente i flash descritti sensibilizzano il lettore e ci portano a chiederci il motivo di tanta crudeltà.
Mi strazia pensare alle milioni di vita spezzate di chi non ha mai lasciato la propria terra, di chi al contrario come Yasir ci sia riuscito portandosi dentro un fardello e un dolore che mai possono essere dimenticati.
Per il giovane si verifica l’impossibilità di andare avanti e costruirsi un futuro in una terra priva di conflitti apparenti, senza prima compiere una scelta di “segno opposto”. Lo fa tornando sui propri passi dove affronta il passato nella terra natia.
In definitiva
Stefano Ferrara ci ha offerto una storia di coraggio, di amore e di grande umanità. Ha trattato un tema delicato e molto difficile. Inizialmente ribadisco, per la narrazione corposa e le descrizioni cruente, ho faticato a immergermi nel vivo del racconto.
Avevo forse paura di farmi coinvolgere, un pò come accade nella realtà, ma poi, una volta scoperto l’anima e l’intreccio di questa storia così illuminante, ho provato tristezza nel dovermi distaccare dalle pagine. Consiglio ardentemente il Segno opposto.
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