La Storia vera di un Vampiro è un racconto di Eric S. Stenbock ed è anche la nuova tappa del nostro viaggio alla scoperta dei Figli della Notte. Sempre in compagnia del volume Draculea di ABEditore e della compagnia di Bloody Reader che collabora con noi alla stesura di questa rubrica e di cui vi linkiamo l’articolo parallelo.
Trama
Una vecchia baronessa, racconta la vicenda di quando, in giovane età, ebbe per ospite Vampiro nella sua casa. E di come questo, lentamente abbia distrutto la sua famiglia portandosi via il suo fratellino.
La Storia vera di un Vampiro – Recensione
Il racconto è presentato come una testimonianza della stessa vittima del vampiro. O meglio una superstite della presenza di questo vampiro, Vardalek, che ha alloggiato nella sua casa. Siamo nel 1894, qualche anno dopo la pubblicazione di Carmilla di Le Fanu.
Non la citiamo a caso, poiché il modus narrandi è molto simile. La donna descrive la sua esperienza persona con la consapevolezza che qualcuno potrebbe crederla pazza. Inoltre è molto simile anche il modo in cui questo vampiro viene a trovarsi ospite nella casa della giovane e l’attaccamento che viene a crearsi fra questo e il fratellino Gabriel.
Inoltre sono da tenere ben in conto le parole che Vardalek pronuncia al bambino.
Mio caro, ti risparmierei volentieri; ma la tua vita è la mia vita e io debbo vivere, io che piuttosto preferirei morire. Iddio non avrà alcuna pietà di me? Oh! Oh! Vita; oh, la tortira della vita!
Non sembrano in qualche modo familiari? Non sembrano forse molto simili a quelle pronunciate dalla vampira di Le Fanu
io vivo nella tua calda vita e tu morirai… morirai dolcemente… nella mia vita.
A dispetto di Carmilla, seppure non sia brutto, non possiede lo stesso fascino. Come uomo appare piuttosto comune a dire vero. Certo è un po’ pallido, almeno all’arrivo. Il pallore poi va scemando, tornando a un colorito più roseo quando è in presenza del bambino.
In questo vampiro, che possiamo considerare più moderno, possiamo ritrovare quegli atteggiamenti che sono tipici della figura che ci è più familiare. C’è intanto un attaccamento morboso da parte della vittima che ricerca il suo carnefice ammaliato come farebbe un ratto con una serpe. Avverte la necessità della presenza del “mostro” come se da quello dipendesse la sua vita, seppure proprio di questa viene privato. Lo cerca, lo desidera, quasi fosse sotto un incantesimo. Vi è in tutto questo una componente quasi sensuale. Fra il vampiro e la vittima si sviluppa l’attaccamento di un innamorato.
E in effetti si potrebbe anche interpretare il tutto come la metafora di una relazione tossica, dove il vampiro rappresenta l’elemento dominante e la vittima, la parte succube che si ritrova completamente dipendente dalla prima. Potremo spendere pagine e pagine su questo punto, ma non è questa la sede. Forse un giorno lo faremo con un’analisi complessiva di diversi testi.
Lo stile del racconto è molto frenetico, è una storia che la protagonista stessa ha timore di narrare. Sfata le leggende e al tempo stesso dona un ad esse un fondo di verità. I vampiri esistono e si nascondono in mezzo a noi e molto spesso non è facile riconoscerli.
Nella narrazione si avverte tutta la tensione nell’esporre questa storia, ed anche in ciò è molto simile a Laura, il tremore e la paura per quegli eventi che hanno segnato per sempre la sua vita.
Se amate le storie di vampiri, questa davvero non potete perderla.
Un appuntamento super gradito quello con i racconti di Draculea. Fantastico!
Sono veramente felice che vi stia piacendo. È un progetto a cui tengo tanto perché sono tematiche che adoro immensamente <3
Una recensione davvero interessante! Inoltre, ho trovato davvero arguta la metafora della relazione tossica. Sarebbe un tema molto interessante da approfondire 🙂
Grazie! Mi fa piacere che tu abbia gradito. Magari alla fine di questo percorso potrei valutare di fare un approfondimento su questo punto di vista, considerando che l’ho riscontrato in varie opere 😉
Sai, mi stupisce come molti autori chiamino in modo molto simile (o nello stesso modo) la loro opera, infatti quando feci il post introduttivo sui vampiri nella letteratura Italiana avevano tutti più o meno lo stesso nome e questo titolo mi ha tratto inizialmente in inganno, poiché pensavo fosse “Vampiro: storia Vera” di Mistrali. In ogni caso, devo dire che come racconto non mi ha lasciato molto. L’ho trovata una storia carina, ma nulla di entusiasmante, ad essere sincera. Anche se, è curioso il legame tra il vampiro e la musica, veramente curioso.
È vero. Ma forse è incentrato proprio sul fatto che vogliano darvi un senso più che di racconto di fatti reali riportati. Secondo me c’è una tendenza generale a riportare le figure dei vampiri, ma anche di altre creature all’arte. Probabilmente perché molti di questi personaggi appartengono alla classe aristocratica e quindi all’epoca era abbastanza comune interessarsi o alla musica o alla pittura o ad altri “ozii” nel senso latino del termine (mi permetto con te di usare il termine perché so che puoi capire a cosa mi riferisco).
Narrato da un’ottima prospettiva, credo sia una lettura semplice e al tempo stesso il timore che si evince cattura l’attenzione del lettore!
Mi piace molto la sua tecnica narrativa. Credo cercherò qualcos’altro di questo autore