Ănăthĕma è un racconto breve scritto da Chiara Kiki Effe facente parte delle Vampire’s Tale al cui filone appartiene anche Ernora che abbiamo recensito tempo addietro.
Ănăthĕma – Trama
Madeleine Lee Mori è una guida turistica, vive a Parigi, e divide l’appartamento con Hime Yuki
Solo nei suoi sogni, però, prova sentimenti che la vita reale non riesce a darle.
Ma qualcosa sta cambiando. Memorie sopite, dimenticate, premono per venire fuori.
La verità deve essere svelata.
Recensione
La novella Ănăthĕma ha una chiara ispirazione di origine orientale e nello specifico richiama alla leggenda de Il gatto vampiro di Nabeshima che abbiamo trattato già in passato in questa sede. Ovviamente, la leggenda non è trasportata in forma integrale all’interno della novella, piuttosto ne viene adattata assumendo una nuova forma e nuovi connotati. Vengono ricreati i personaggi, ristrutturati e dato loro un nuovo destino legato a quell’anatema, quel maleficio che sarà la chiave dell’intera vicenda.
Madeleine Lee, la protagonista, è catapultata in strani sogni. Sogni che raccontano di leggende e di un passato sconosciuto. O forse dimenticato. quale messaggio vogliono lasciarle? Chi è Kichi e chi è il bambino nei suoi sogni?
Questi ed altri sono misteri che dovrà affrontare molto presto.
La storia, di per sé molto breve, si svolge nell’arco di tempo di pochi giorni. A differenza di Ernora è sicuramente rivolto a un pubblico con una maggiore propensione verso il Romance. Fortunatamente, comunque, non è solo questo. Come ben sa chi segue il nostro portale ormai da tanto tempo, infatti, non sono il tipo di persona più indicata a trattare una Love Story. Tuttavia, il richiamo con la leggenda giapponese che avevamo trattato tempo addietro dona quel tocco in più all’intera vicenda.
La maledizione, una decisione dell’autrice, porta la protagonista a lasciarsi trascinare dagli eventi che la conducono verso il suo destino. Forse sotto certi aspetti anche un po’ troppo. Avrei apprezzato da parte di Madeleine un po’ più di ribellione nei confronti di quelli che a tutti gli effetti risultano come i suoi rapitori nonostante l’autrice spieghi adeguatamente il motivo del suo non opporsi.
Ma questa è ovviamente una visione personale.
L’atmosfera orientale è comunque piacevole. I personaggi, forse, avrebbero meritato più spazio ma, ma il tipo di testo scelto, quello della novella Appunto, richiedeva una lunghezza limitata che è andata ad inficiare anche su questo aspetto. E Forse, e dico forse, un testo più lungo avrebbe fornito all’autrice una maggiore libertà di espressione.
Se dovessi classificarlo come un genere punterei a un urban-fantasy, non propriamente horror, nonostante la presenza dei vampiri, né gotico perché avrebbe richiesto una serie di ambientazioni differenti, che qui appunto non appaiono. Una ghost story, quello sì, con elementi tipici del fantastico e del sovrannaturale che piacerà anche a chi predilige un’atmosfera più romantica. No, se cercate l’horror puro, sì se subite il fascino dell’oriente e delle antiche leggende trasportate dal vento.
Sembra potenzialmente molto interessante sia per la trama che per i riferimenti e le atmosfere che porta con sé