Come abbiamo già visto nei precedenti articoli, l’equilibrio psico fisico dell’essere umano è sostenuto da vari tipi di energia e il Prana è tra queste.
Questa bioenergia è presente in gran parte nelle forze della natura e l’atto di assorbirne consapevolmente esponendosi all’elemento affine, è chiamato “Vampirismo elementale”.
Ma l’energia prana esiste, e in abbondanza, anche in un’altra sostanza: il sangue, e da questo deriva la forma più nota ma meno diffusa in assoluto di vampirismo, il “Vampirismo Sanguinario”.
Questo è l’unica forma di vampirismo energetico in cui chi la pratica è sempre pienamente consapevole.
Forse è sbagliato categorizzare con elementale e sanguinario l’atto di assorbire e trattenere quest’energia sottile.
L’espressione corretta dovrebbe essere “Vampirismo Pranico” e comprendere entrambe le forme di alimentazione poiché esse dipendono dal personale livello di deficit energetico e dal tipo di estrazione che il singolo individuo preferisce o è costretto a praticare.
Un vampiro pranico dunque, in linea di massima, può “nutrirsi” da qualsiasi fonte di prana, adattandosi al bisogno del momento.
Le informazioni riportate di seguito sono a puro titolo di cronaca.
L’autrice ha acquisito tali nozioni attraverso ricerche e interviste.
Né l’autrice dell’articolo né i responsabili di questo sito intendono avallare, tanto meno incoraggiare comportamenti pericolosi per sé e per gli altri.
Quando il vampirismo sanguinario non è parafilia
Naturalmente qui ci si inoltra in un argomento molto delicato e soggetto a fraintendimenti, quindi vale la pena scriverlo subito: tra i vampiri pranici, una esigua minoranza assume sangue per poter essere attivo e sano.
In questo atto, però, è totalmente assente il fine sessuale per cui non si tratta di parafilie o patologie mentali che come denominatore comune hanno appunto l’eccitamento sessuale.
Inoltre non è sempre una scelta ma spesso una extrema ratio perché queste persone a causa di un contesto di situazioni perdono la già poca energia prana di cui dispongono naturalmente. E spesso in simili frangenti, non basta assumerne dagli elementi anche perché non sempre, come accennato prima, quello affine è presente.
Lo stigma sociale
Oltre ai tabù imposti dalla morale religiosa e dal pregiudizio culturale, c’è stata una grossa distorsione giornalistica da quando grazie ai social network è emersa la realtà riguardante i real vampires. Questo perché ovviamente, è stata subito oggetto di curiosità e giudizi scontati solo la ristretta minoranza che beve sangue.
Preferibilmente umano ma se la mancanza di un donatore lo impone, di maiale o di mucca anche se meno ricco di prana.
La difficoltà a reperirne tra l’altro, è quasi uguale a quella di trovare un donatore poiché dagli anni ’80 ne è vietato l’uso alimentare sia domestico che industriale e quindi la vendita.
Comunque una valutazione va fatta. Se in un documentario si parla dell’usanza degli antichi romani di acquistare il sangue dei gladiatori morenti come rimedio per l’epilessia e l’anemia o della consuetudine delle tribù Masai che bevono sangue di bue mescolato al latte, questo è accettato come storia, come antropologia, come usanze del passato o di etnie “non civilizzate”.
Se la stessa azione venisse da una persona occidentale dei nostri tempi allo “schifo” e all’horror si aggiungerebbero automaticamente pesanti giudizi sulla sua condizione mentale.
A prescindere dalla motivazione, il vampirismo sanguinario quindi l’atto di nutrirsi di sangue viene classificata in modo frettoloso e arbitrario come seconda o terza fase della Sindrome di Renfield o come patologia ossessiva.
ATTENZIONE!
Assumere sangue per emulazione, sfida o gioco espone a gravi rischi come il contagio con l’HIV, l’epatite, il microchimerismo (presenza di DNA estraneo nell’organismo) e una serie di malattie emo-trasmissibili oltre alla concreta possibilità di recare danno oltre che a sé stessi anche ad altri.
Le pratiche riportate in seguito sono svolte rigorosamente da soggetti esperti forti del supporto di persone altrettanto competenti.
Vampirismo sanguinario: i donatori
Tra i prana-vampires, coloro che ricavano energia dal sangue lo fanno da donatori maggiorenni, consenzienti e sani che in gergo vengono chiamati “black swan”, cigni neri.
Il donatore solitamente è una persona vicina alla comunità vampiro, un simpatizzante che ha guadagnato la stima del gruppo oppure è un amico, spesso il patner.
Il legame di fiducia è il primo passo in un rapporto di donazione-nutrimento e da ambo le parti.
Il benessere reciproco è alla base di un esperienza di continuità.
Il donatore è tenuto ad aver cura della propria salute sottoponendosi regolarmente alle analisi di routine, la controparte è obbligata a non procurare alcun danno durante il “feeding” (alimentazione).
“Per favore, non mordermi sul collo”
L’alimentazione avviene attraverso tagli brevi e superficiali in punti del corpo scarsamente innervati e privi di grossi vasi sanguigni come la parte esterna delle braccia o la parte superiore delle spalle.
Sono utilizzati strumenti monouso come lamette o bisturi che essendo molto affilati non necessitano di forte pressione sulla pelle e producono incisioni piccole e nette di facile cicatrizzazione.
Sono considerate anche le lancette pungi-dito o veri e propri prelievi venosi qualora la capacità individuale lo consenta e la necessità di sangue sia maggiore.
Anche se fa tanto “vampiro cinematografico”, sono banditi i morsi e qualsiasi lesione in zone attraversate da importanti vasi sanguigni come il collo, l’interno braccia e l’interno coscia.
La quantità che di solito permette di riequilibrare forti carenze energetiche è soggettiva ma uno o due cucchiaini da thè a settimana solitamente risultano sufficienti.
Per non incorrere in quella che prevedibilmente viene chiamata “sete”, la costanza è determinante.
I disagi percepiti sono maggiori rispetto a chi assorbe prana regolarmente dai quattro elementi. Sopraggiungono infatti tremori, ansia, sbalzi di umore, difficoltà di concentrazione, insonnia, problemi digestivi, crampi.
Naturalmente i donatori sono particolarmente preziosi infatti essi vengono scelti con estrema cura e accettati solo dopo aver avuto la certezza non solo della loro salute fisica ma soprattutto della stabilità mentale ed emotiva.
I fraintendimenti
Nonostante nei gruppi online e nelle comunità reali i “donors” sembrino non mancare mai, solo con una piccola, minima, parte di essi si instaura davvero un reale rapporto di donazione.
Gli altri si rivelano o semplici curiosi o uomini convinti di trovare, vista la particolarità dell’argomento, sfogo al proprio feticismo immaginando di approdare a chissà quali situazioni sessuali.
Non a caso il 70% dell’offerta spontanea è da parte maschile. Le aspettative delle persone sono inevitabilmente influenzate dalla cultura nella quale crescono ed è impossibile sradicare il binomio sangue-sesso dall’immaginario comune!
Su chi, suo malgrado, pratica il vampirismo sanguinario, pende quindi, oltre allo stigma sociale dell’essere etichettati come malati di mente, anche quello dell’essere associati a pratiche BDSM. E non che in questi ambienti (come in qualsiasi altro) sia da escludere la loro presenza, ma presumerlo come cosa certa e diffusa è sbagliato a prescindere.
È giusto che sia sempre il donatore a scegliere il modus operandi col quale gli verrà prelevato del sangue e una discreta percentuale preferisce farlo attraverso una o più incisioni sulla pelle e l’accostamento delle labbra alla ferita.
Questa pratica non è mai sicura al 100%, praticare dei tagli è sempre pericoloso a meno che non si abbiano ottime conoscenze anatomiche e suggere direttamente da una ferita la espone ai batteri presenti nel cavo orale aumentando il rischio d’infezioni.
L’emo feticismo
Molti donatori attraverso la suzione sulla pelle, riferiscono di forti sensazioni piacevoli e coinvolgenti, percezione di calore, galleggiamento in un contesto di profondo relax e piacere al punto di desiderare di ripetere l’esperienza più e più volte.
Nonostante essi cerchino di ammantare tutto ciò di un qualcosa di mistico o spirituale, provare piacere dal ricevere tagli è emo-feticismo, una parafilia.
Visti i presupposti, è naturale che la prima caratteristica gradita in un potenziale donatore è la capacità dello stesso di capire che bere sangue per un (vero) real vampire è eccitante come può esserlo mangiare una pizza quando si è molto affamati.
Questo non deve svilire la generosità di chi offre una parte così preziosa di sé ma attribuire a questo tipo di alimentazione un valore diverso dal mero nutrimento equivale a non aver capito affatto cosa sia e di cosa ha bisogno un vampiro pranico.
Egli necessita di assorbire energia prana, in questo caso attraverso il sangue.
Rispetto e sicurezza
Il donatore che sceglie di aiutare, senza alcun fine né obbligo, una persona che ha bisogno di reintegrare questo tipo di energia, è un individuo generoso che con il suo atto nulla toglie a nessuno.
Da alcune interviste è emerso che molti donatori risultano esserlo anche presso reparti sanitari per la raccolta del sangue.
Queste persone solitamente rifiutano i tagli e preferiscono il prelievo venoso, sicuro e indolore per loro e più proficuo per il soggetto che scelgono di aiutare.
Esistono molti siti web dedicati al vampirismo sanguinario in gran parte statunitensi, di enorme supporto sia informativo che pratico.
Questo testimonia quanto la sicurezza soprattutto, ma anche la volontà di veder riconosciute le cause di questa particolare esigenza venga presa sul serio.
0 commenti