Abbiamo recensito il romanzo È malacqua di Annarita Caramico (Saggese editori), per me è un vero piacere averla come ospite di Vampires Tears e presentarvi meglio l’autrice che ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

La prima domanda è quanto c’è di vero in questo romanzo, se è autobiografico o puro oggetto di fantasia?

Di autobiografico c’è sicuramente il rapporto viscerale, fortissimo che mi legava e che tuttora sento sempre vivo in me con mia nonna, mia mamma e mia zia. Sono cresciuta con loro, loro mi hanno insegnato tutto ciò che so e soprattutto mi hanno sempre dato fiducia e spronata a inseguire i miei sogni e a coltivare le mie passioni.

Sono state loro le mie prime lettrici da quando ero piccola e infatti il romanzo è dedicato a loro. Per quanto riguarda, invece, le vicende delle quattro protagoniste la maggior parte sono un mio lavoro di fantasia ispirato anche a qualche episodio della mia vita o ai racconti della mia famiglia.

Quando hai iniziato a scrivere il romanzo, sapevi già come avresti strutturato l’intera storia? Sei una scrittrice che struttura la sinossi o ti lasci guidare dalla tua creatività?

Annarita Caramico.

Annarita Caramico.

C’era una sinossi in cui il libro era già suddiviso in quattro capitoli e c’erano i quattro personaggi principali. Mentre scrivevo, però, i miei personaggi hanno assunto vita propria e sono stati loro in realtà a guidarmi nel proseguire la loro storia. Avevo altre idee soprattutto per la storyline di Agata e Alice ma durante la scrittura ho smesso di chiedermi cosa avrei voluto facessero i miei personaggi o quali avrei voluto fossero le loro scelte e ho iniziato maggiormente a ragionare come loro e a mettermi letteralmente nei loro panni.

Mi sono impegnata nel capire quali sarebbero state le decisioni più coerenti con la personalità e il carattere che avevo delineato nel corso delle pagine e credo che con questo sforzo io sia riuscita a dare maggiore tridimensionalità e realtà ai miei personaggi e ne sono davvero felice. Sono sì delle mie creature letterarie ma poi hanno preso a camminare con il loro passo e sono stata quasi io a essere guidata da loro e non il contrario.

 

Parlaci anche un pochino di te non soltanto del tuo lavoro, ma soprattutto della tua vita.
Chi è Annarita? Cosa fai nella vita oltre alla scrittura?

Credo che alla domanda ‘Chi sei?’ Si possa rispondere alla fine della propria vita, non durante. È la domanda più difficile a cui siamo chiamati a rispondere con la nostra intera esistenza. Io sono sicuramente un’appassionata lettrice e adoro da sempre viaggiare. Ho una bimba di un anno che si chiama Emma che mi ha fatto il dono di essere la sua mamma. Mi piace molto la musica francese, lo yoga e il nuoto.

Ci sono mondi immaginari nella mente di ogni scrittore che possono venire alla luce grazie ai propri scritti. Raccontaci l’idea iniziale e da dove è nata l’idea della maledizione e della saga familiare?

L’idea della saga familiare nasce dal profondo desiderio di raccontare qualcosa che conosco profondamente. Avendo avuto un legame molto forte e sincero con la mia famiglia e avendo sempre amato i romanzi che trattano tematiche femminili volevo raccontare questo: i legami, quanto la famiglia possa influire sulle nostre scelte e su come siamo, quanto è difficile magari discostarsene e seguire un percorso differente.

La tematica della maledizione nasce dai miei studi classici e dall’amore per la tragedia greca: volevo indagare il soprannaturale e quanto esso possa influire sulle nostre esistenze e, soprattutto, interrogarmi su quanto sia vero che le colpe dei padri ricadono sui figli. In questo caso, le colpe (o disgrazie) delle madri. Non sono mai stata fatalista, ho sempre pensato che siamo noi gli artefici del nostro destino e mi piaceva l’idea di portare il lettore a interrogarsi proprio su questo: la nostra vita è già scritta dal fato (avverso o meno) o siamo noi a scriverla ogni giorno?

 Ho amato molto i tuoi personaggi, non saprei dire quale sia la mia preferita, mi hanno colpito tutte in maniera molto profonda, ma per te quale di tutti i tuoi figli letterari pensi sia quello meglio riuscito?

Adoro ognuno dei miei personaggi a suo modo, per le sue caratteristiche e per i modi diversi che hanno di prendere la vita chi a morsi, chi più gentilmente. La mia ‘figlia letteraria’ preferita è Agata. Adoro il suo coraggio, la sua indipendenza ma anche il suo essere fragile. Le sue rinunce che la porteranno a essere più amara e cinica con l’avanzare del tempo la rendono a mio avviso profondamente umana e reale e per questo è così cara al mio cuore. Forse anche perché è la prima di cui ho scritto e mi ha tenuto compagnia nei mesi invernali a Torino ed è stato bello vederla crescere e crescere io a mia volta insieme a lei.

Quale dei grandi autori del passato o di quelli contemporanei hanno ispirato il tuo lavoro e ti hanno fatto appassionare al mondo della scrittura?

È malacqua di Annarita Caramico.

È malacqua di Annarita Caramico
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Io ho una venerazione per i grandi classici russi. Due su tutti, Leone Tolstoj e Boris Pasternak. Sono anche molto appassionata di letteratura sudamericana. La mia scrittrice preferita è Marcela Serrano e il mio romanzo preferito è “Arrivederci piccole donne” e mi sono molto ispirata ai suoi lavori durante la scrittura. Per quanto riguarda la dinamica della saga sono stata influenzata sia dalla lettura di ‘Cent’anni di solitudine’ di Marquez sia da ‘L’amica geniale’ di Elena Ferrante. Aver letto e quasi divorato i libri della Ferrante mi ha spronata a scrivere alcune parti del mio romanzo in dialetto.

 

Cosa consiglieresti agli autori esordienti che lottano per farsi strada nel mondo editoriale italiano?

Consiglierei loro di leggere moltissimo. Il proprio bagaglio culturale è l’aspetto forse più importante e vitale per uno scrittore. Chi legge tanto e di tutto poi, inevitabilmente, riuscirà anche a rendere al meglio nella sua scrittura perché avrà avuto negli scritti degli altri dei veri e propri maestri. Per me è molto importante, in generale, riempirsi d’arte. Che sia ascoltare musica, andare a una mostra pittorica, visitare una città o andare al cinema è fondamentale per uno scrittore circondarsi di creatività e trovare ‘una stanza tutta per sé’ dove potersi concentrare e buttare giù tutto su un foglio di carta o un foglio word. Sicuramente, poi, è importante la costanza.

Puoi svelarci qualcosa dei tuoi prossimi progetti editoriali?

‘E’ Malacqua’ in sé e per sé a mio avviso è un cerchio che si apre e si chiude in modo molto lineare. Ha un suo inizio, un suo sviluppo e una sua fine. Però allo stesso tempo sono consapevole che Agata, Allegra, Alice e Anna avrebbero ancora tanto da dire e raccontare, quindi vorrei continuare a scrivere di loro e sto pensando a come strutturare delle vicende che le abbiano ancora come protagoniste.

Grazie di cuore per essere stata con noi e continua a farci sognare con i tuoi libri

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