Oggi è nostro ospite Giancarlo Caracciolo, lo scrittore e critico musicale pugliese propone il seguito del suo primo fortunato volume edito dalla  Les Flâneurs Edizioni: “Internet Ha Ucciso Il Rock” (2019) lo scrittore tarantino pubblicherà in autunno il sequel “Internet Ha Ucciso Il Rock Vol.2“, edito sempre da Les Flâneurs Edizioni.

Giancarlo Caracciolo ha iniziato nel 2006 a dedicarsi alla scrittura prima su numerosi portali web su temi eterogenei come musica, editoria, cinema, società, comunicazione, politica del lavoro e successivamente in ambito professionale. Nel 2018 ha pubblicato il libro d’esordio “Internet Ha Ucciso Il Rock” (Les Flâneurs Edizioni) e nel 2020 “Simulation Of Muse: oltre la realtà” (Fides Edizioni).

Visti gli ottimi riscontri ottenuti dal precedente capitolo, il terzo libro e ha deciso di rispondere ad alcune domande per permetterci di conoscere lui e la sua carriera.

La prima cosa che vorrei chiederti è che tu ci parli di te, dei tuoi precedenti lavori letterari. Soprattutto vogliamo sapere chi è Giancarlo Caracciolo?

Internet ha ucciso il rock di Giancarlo Caracciolo

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Ciao e grazie a voi per l’ospitalità. Parto da quest’ultima domanda. Giancarlo Caracciolo è in realtà un po’ di cose differenti anche un po’ contrastanti messe insieme. Per quello che riguarda la sfera artistica, sono un appassionato di scrittura critica, narrativa e soprattutto di musica. Credo che la musica, in particolare quella di un certo canone (per me il mondo rock ma in giro c’è tanto altro) sia una cosa seria, non certo il sottofondo pubblicitario per vendere due gelati durante l’estate o una SIM telefonica.

Rispetto ai precedenti lavori, il primo libro si intitola “Internet Ha Ucciso Il Rock” dell’ormai lontano dicembre 2018 (a me piace dire che è del 2019) un testo diviso tra narrativa e saggistica con uno scopo ben definito. Il titolo dice tutto. Successivamente ho pubblicato un secondo libro, “Simulation Of Muse: oltre la realtà” un saggio con fotomanipolazioni a colori dedicato interamente ai Muse e alla loro arte visiva. È pubblicato da oltre tre anni e continua a diffondersi; vuol dire che è stato fatto un lavoro effettivamente interessante.

Come sei giunto alla pubblicazione con la casa editrice Les Flâneurs Edizioni?

Les Flâneurs Edizioni è stata letteralmente una manna dal cielo. Prima di loro ho avuto a che fare con altri editori, alcuni dai nomi altisonanti che non ti starò a dettagliare ma che a dispetto della fama si sono mostrati come dire… Poco professionali. Les Flâneurs Edizioni ha creduto in me fin da subito. Ringrazio in particolare Arianna Caprioli, direttrice della collana “Boulevard” nonché un’altra mente musicale come il sottoscritto. Senza di lei oggi non staremmo a parlare dei miei libri.

Inutile chiederti quale genere musicale tu prediliga, ma quali sono gli artisti che hanno impattato maggiormente sulla tua formazione e sulla tua decisione di scrivere di musica?

Diciamo che il Rock è un universo davvero grande, con degli angoli ancora da scoprire. Per quello che mi riguarda io sono un millennial.

È quindi grazie a band come Red Hot Chili Peppers, Nirvana e Linkin Park che mi sono avvicinato a questo mondo. Se badi bene sono tre gruppi che hanno davvero poco da condividere, e hanno personalizzato il rock in maniera così differente da sembrare essere lontani anni luce tra loro. In realtà condividono una fiamma che col trascorrere del tempo mi ha consentito di scoprire ciò che c’era prima e poi dopo. Sono artisti dalla portata così ampia e complessa che per quello che mi riguarda, sono stati in grado di fungere da diffusori culturali.

Quale genere letterario preferisci leggere oltre a quello di cui scrivi?

Eh… saggi a tema musicale. Sono monotematico, cosa vuoi che ti dica. In realtà credo che una volta terminate le attuali letture mi dedicherò ad altro, ma è una promessa che mi faccio troppo spesso ultimamente. Ho sentito in radio che a breve uscirà un libro sull’importanza della voce nel mondo musicale. Potrei mai ignorarlo?

Perché questo titolo e perché pensi che internet abbia ucciso il rock?

Il titolo è forte ma sintetizza a pieno un pensiero. La rivoluzione digitale ha stravolto così tanto l’universo musicale e il modo in cui ci si rapporta con la musica, che un genere come il rock si è trovato spiazzato. Per una serie di ragioni che sono esposte nel primo libro e in quello che sta per essere pubblicato in autunno.

Come hai strutturato la trama del tuo ultimo lavoro, dall’idea alla stesura?

La struttura di Internet Ha Ucciso Il Rock (2 o Volume 2, deciderà Les Flâneurs Edizioni) è molto simile a quella del primo testo. Più che un romanzo è un saggio intervallato da racconti di narrativa che servono a dare contezza rispetto ai contenuti del saggio stesso.

giancarlo caraccioloA questo giro però sono andato oltre. Il tutto è partito dall’osservazione di una copertina di un disco (Battle Born, album della band The Killers) un album che mi regalò un amico dopo un viaggio a Londra. Ho compreso a pieno il senso di quella copertina solo anni dopo. L’avrò osservata mille volte (ti consiglio di darci un’occhiata, vediamo in quanto tempo la comprendi).

Questo insieme alla visione di un documentario sul Whisky a Go Go e il Rainbow, due locali musicali di Los Angeles, mi ha ispirato alla stesura di racconti ambientati in tutto il mondo e in tempi diversi, sulla scia del primo libro, con la differenza che questi invece hanno il compito di tracciare la strada maestra per la possibile rinascita del rock. Gli approfondimenti hanno poi preso strade imprevedibili, dai lati oscuri che si celano dentro il mondo dello streaming (da Spotify a Tidal, senza esclusione alcuna) a come ci viene impacchettato il concetto di successo in ambito musicale. Devo dire che ce lo impacchettano davvero bene.

Ho coinvolto un po’ di gente, dal Giappone grazie alla disponibilità della Tower Records di Tokyo, il più importante negozio di dischi al mondo, alle testimonianze di ex direttori di riviste musicali (D. Marcoccia, ex direttore Rock Sound) passando per le trasmissioni culturali che partendo dal passato sono arrivate fino ai giorni nostri, come la storia incredibile di Mario Maglieri, nei sessanta a capo del Whisky a Go Go e ideatore del locale musicale così come lo intendiamo adesso. Sarà un bel mix di idee, testimonianze e storie folli.

Come descriveresti in quest’epoca il ruolo del musicista emergente?

È un bel casino. Se la gente non da valore ad una forma d’arte, non da valore a chi c’è dietro. In questi anni sono stato contattato più volte da band emergenti che cercavano pubblicità. Ricordo che poco dopo aver pubblicato il libro sui Muse, una band tedesca che si ispirava a loro mi chiese la “cortesia” di ascoltare i loro brani. Provai un pó di tenerezza. Non è questo il destino o il percorso di un emergente nella musica. E non è fare i pagliacci in un talent l’alternativa.

E dello scrittore emergente?

Per quanto anche questo sia un mondo difficile, credo ci sia ancora rispetto per l’editoria. Questo perché un libro alla fine dei conti lo devi comprare. Sei tu che decidi il cammino di quell’opera o di quell’autore. Attraverso l’acquisto definisci cosa diventerà davvero rilevante, o addirittura di successo.

In Italia forse servono però meno editori, e quelli che restano in piedi dovrebbero ragionare di più come Les Flâneurs Edizioni. Qui ti sembrerò antipatico, ma credo che non ci dovrebbe essere spazio per tutte le idee, altrimenti si rischia di creare la stessa giungla che abbiamo creato nell’universo musicale… o forse tutto questo è già successo.

Quali sono i tuoi prossimi progetti in ambito letterario, hai già qualche opera nel cassetto?

Ne ho una da parte che consegnai tempo fa al mio editore, ma credo che se dovessi fare pressione proprio adesso mentre siamo in uscita con Internet Ha Ucciso Il Rock vol. 2 mi lincerebbe, e non avrebbe nemmeno torto. Ogni cosa a suo tempo. Nel frattempo ogni tanto guardo la luna fuori al balcone e scrivo qualcosa. Deformazione professionale!

Cosa ti senti di dire sia ai musicisti che agli scrittori emergenti?

Di avere pazienza, tenacia, perseveranza. Puoi aver scritto il miglior libro del mondo o la più bella canzone degli ultimi anni, ma queste opere potrebbero essere scoperte anche tra dieci anni. Il tutto e subito è una invenzione di alcuni media venduti a determinati sistemi. Nel. frattempo bisogna lavorare, anche per costruirsi un pubblico sano, non di circostanza.

Puoi prendere anche me come esempio. Ho iniziato a scrivere Internet Ha Ucciso Il Rock nel 2015 e c’è chi rideva di questa cosa, lo ricordo bene. Ho riso parecchio io però quando dopo otto anni e dopo aver venduto tantissimo, molto di più rispetto a quanto condiviso come obiettivo con l’editore, nella primavera del 2023 ho letto un approfondimento de L’espresso che parlava di un tormentone di Annalisa cresciuto grazie a TikTok, improntato sulla fine della musica per come la conosciamo; sono trascorsi dei dannatissimi otto anni e adesso in tanti mi dicono che io l’ avevo detto tempo fa.

Ora che con questo nuovo libro scopriranno tutto il resto, questo forse sarà capito per bene solo nel 2033… E tu, mi contatterai nuovamente per dirmi che ne avevamo già parlato!

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