Se esiste una credenza capace di competere con il mito del vampiro, quella è sicuramente la leggenda dei lupi mannari.

Entrambi da sempre riempiono le pagine di fumetti, libri e film che continuano ad affascinare e turbare l’immaginario collettivo.

Mentre sui vampiri, però, le testimonianze si contano sulle dita delle mani, (vedi il caso Carter brothers, Saint Germain. il caso Walsh…) sui licantropi c’è molto più materiale da approfondire.

Non è tutto folklore, quindi…forse no, ma per documentarci non dobbiamo andare troppo lontano, il nostro Paese abbonda di storie di licantropia.

I borghi di montagna, i villaggi lontani dal caos urbano, i piccoli agglomerati abitativi detengono, ancora oggi, dei forti marcatori della storia dei lupi mannari.

Vi ho già parlato di quanto in Irpinia sia radicata la leggenda dei lupi mannari ma anche la Calabria ha tanto da raccontare, la sua parte settentrionale infatti viene spesso associata ai lupi che popolano la Sila.

I licantropi della Sila

Secondo un racconto medievale, proprio nei boschi della Sila, una pattuglia di soldati a guardia di un approvvigionamento di legname, fu attaccata da un licantropo e di loro rimasero pochi resti e le armi insanguinate.

Nel 1800, un certo Feliceantonio Cucumella, secondo la gente della piccola comunità di San Giovanni in fiore, nel cosentino, fu colpito dalla maledizione del “marcalupu.

Egli, rimasto bloccato sui monti della Sila assieme al suo stalliere, quando questi morì d’ipotermia, fu costretto a cibarsi della sua carne per sopravvivere guadagnandosi la fama di lupo mannaro.

Nella guida turistica londinese “Cities of Southern Italy and Sicily”, nel 1883, fu riportato il caso della “Licantropa di Nicastro”.

Il Conte di Masano, per allontanare i bracconieri dalla sua vasta riserva di caccia, si serviva di diversi guardiani.

Uno di questi tornò all’alba riferendo al suo padrone di aver tagliato la zampa ad un lupo mannaro che l’aveva attaccato.

Quello che però estrasse dal tascapane non fu una zampa ma una mano femminile di cui il Conte riconobbe l’anello nuziale di sua moglie. La condanna a morte non tardò ad arrivare.

Ancora oggi i calabresi dell’alto Jonio raccontano la storia di Micuzzu di Taurianova e di Zi’ Masi di Reggio Calabria, che si trasformavano con la luna piena.

Il folklore calabrese

Il lupo mannaro è perennemente assetato e, per soddisfare la sua arsura e placarne la rabbia che nelle campagne del cosentino, fuori dalle abitazioni, venivano lasciati dei grandi secchi d’acqua o si praticavano riti per far arrivare la pioggia.

Pietrapaola borgo (cs)

Foto di Gianni da Pixabay Borgo di Pietrapaola (CS)

Per far tornare alla forma umana un “lupupampinu”, bisogna pungerlo con una canna, alla fuoriuscita del sangue, questi tornerà in sé.

Il licantropo nasconde le sue vesti in una buca per poi riprenderle all’alba. Tornato a casa, i suoi familiari potranno aprirgli solo dopo aver sentito bussare tre volte.

Destinato a questa maledizione sarebbe chi nasce la notte di Natale o di San Paolo, chi si macchia di atti particolarmente efferati o chi è oggetto di un rituale d’amore svolto in modo approssimativo e con “parole mancanti”.

Il Licantropo di Villa Borghese

È una storia che sconvolse l’Italia quella che passò agli onori della cronaca nel dopoguerra.

Durante la luna piena, un uomo alto e forte prese ad aggredire i passanti tra le mura di Villa Borghese a Roma, ringhiando e ululando.

Nel 1949 la polizia arrestò in flagrante Pasquale Rossi che interrogato, ammise che all’arrivo del plenilunio cominciava a “sentire un fuoco dentro” che lo spingeva ad aggredire e ululare alla luna.

Le autorità ovviamente non gli credettero e il giovane fu relegato in manicomio, ma tra i residenti di Villa Borghese in molti credettero alla versione del lupo mannaro e forse, in quella zona c’è ancora qualcuno disposto a testimoniare…

La luna piena

I filosofi e storici Plinio il Vecchio e Plutarco sostenevano che la maggior parte dei misfatti avveniva nelle notti di plenilunio e questa teoria ha attraversato i secoli, indenne, fino ai giorni nostri.

Come la leggenda dei lupi mannari così pure quella dell’influenza che la luna piena avrebbe sugli esseri umani mischia realtà e fantasia.

Un dato certo è che produciamo meno melatonina (ormone che regola il sonno) durante il plenilunio con la conseguenza di dormire tendenzialmente meno e male.

Le notti maggiormente illuminate è probabile che favoriscano la veglia, l’irrequietezza e la reattività costringendo i reparti di pronto soccorso, di psichiatria e le forze dell’ordine a maggiore attività e vigilanza.

Non a caso la luna piena è associata agli eccessi, all’euforia ma anche al lato oscuro presente nell’animo umano, anch’esso soggetto alla travolgente forza attrattiva del nostro satellite, al pari delle maree.

Il primo licantropo

Secondo la mitologia, il primo licantropo fu il crudele Licaone, sovrano dell’Arcadia.

La fama di essere spietato e sanguinario lo precedeva e per accertarsene, Zeus si recò nella sua casa nelle vesti di un contadino.

Lo scaltro Licaone però, fiutò l’inganno e per disprezzo verso il Dio, fece servire in tavola le carni di suo nipote.

Zeus inorridito lo maledisse trasformandolo in un lupo famelico e costringendolo a cibarsi di carne umana per sempre.

Licantropia: le cause mediche

Con “licantropia clinica”, si intende una rara condizione mentale che induce chi ne è affetto a credere di potersi trasformare in un animale.

La sindrome costringe chi ne soffre a voler assomigliare a un animale, spesso a un lupo, nell’aspetto ma principalmente nel comportamento.

Negli stati più gravi i malati desiderano cibarsi di carne cruda, a volte umana, e di sangue.

lupo mannaroFa parte della branca delle teriantropie (di cui rappresenta certamente la variante più diffusa) ovvero una condizione psicologica spiegata nella teoria degli archetipi di Carl Gustav Jung in cui egli individua l’origine di tali tendenze psicologiche in un antico evento evolutivo, provocato da condizioni ambientali avverse, ossia il passaggio dallo stile di vita pacifico e vegetariano dei raccoglitori preistorici, a quello degli aggressivi cacciatori e predatori, il che avvenne imitando il comportamento dei lupi.

La sindrome del lupo mannaro è pure riconducibile all’ipertricotismo, rarissima condizione genetica che porta il corpo a riempirsi di una folta peluria fino a cento volte più del normale.

Anche la porfiria in forma grave ha favorito l’espandersi della leggenda dei lupi mannari: la mancanza o la scarsità di una sostanza detta “eme” porterebbe, se non curata, a ricercare carne cruda o addirittura sangue per poter riequilibrare la carenza essendo l’eme fondamentale al trasporto dell’ossigeno nel sangue.

Licantropi vs Vampiri

Leggende e letteratura fanno di loro gli eterni contrapposti, diversi sotto ogni aspetto al punto di essere rappresentati come nemici naturali ma entrambi affascinanti e presenti nell’immaginario collettivo dalla notte dei tempi.

Adoro le marcate differenze tra loro, perfettamente in linea con la dualità presente in ogni aspetto della vita: bene contro male, bianco contro nero e così via.

Il licantropo è un essere vivo, a sangue (molto) caldo, passionale e istintivo.

Il suo antagonista, il vampiro, è un “non morto”, la sua pelle è fredda come il suo atteggiamento, è calcolatore e cinico.

Sempre stando alle trasposizioni letterarie e cinematografiche, i lupi mannari sarebbero sessualmente molto attivi mentre per i vampiri (escludendo quelli di ultima generazione che brillano al sole) il piacere è solo nel nutrirsi di sangue.

Come i lupi, i licantropi si riconoscono nel loro branco guidato da un Alpha, mentre i vampiri sono esseri destinati alla solitudine e all’isolamento.

Entrambi hanno delle limitazioni: il lupo mannaro è tale solo durante il plenilunio, il vampiro “vive” solo di notte.

Anche nell’aspetto i due sono opposti, il primo tende a essere raffigurato in modo rustico e agreste, l’altro in modo elegante e ricercato.

E tu, chi vorresti essere? Un licantropo, un vampiro o preferisci la “trasgressiva” normalità?  

Autore

  • Roxanne Caracciolo

    Affascinata dal lato oscuro che c'è in ogni persona, mi piace approfondire misteri e leggende. Ho studiato negli anni, tutto ciò che riguarda il vampirismo, a livello letterario, storico e reale. Quando non sono al lavoro o in palestra, sono immersa nella lettura, i miei autori preferiti sono Poe, Lovecraft, Wilde e tra i contemporanei King ed Anne Rice.